E all'improvviso, vedere Daniele De Rossi nella sala stampa di Trigoria, o all'Olimpico, o sui campi del Bernardini, torna ad essere normale, scrive Alessandro Angeloni su Il Messaggero. E' normale ascoltare quei concetti semplici, essenziali, diretti. Anche le banalità sembrano botte di estrema originalità. Daniele è riuscito a non dividere il pubblico della Roma. L'errore, infatti, è nel pensare che i tifosi si siano spaccati, metà con Mourinho e metà con De Rossi. Non ci sembra così: sono tutti con uno e ora tutti con l'altro, tranne qualche eccezione, ovvio. Magari con un altro allenatore al posto di Daniele non sarebbe così. La Roma è passata dallo Special one al Normal one. Dopo gli scossoni c'è sempre bisogno di un approccio semplice. Accade lo stesso a seguito dell'improvviso addio di Capello, ormai vent'anni fa, quando la Roma ci mise un po' a ritrovare gli equilibri e i comportamenti giusti. Spalletti denunciò per primo questa esigenza: la normalità. E sappiamo dove ha portato quella normalità, in quegli anni forse abbiamo visto una Roma povera ma affascinante, e anche vincente. Ecco, De Rossi non ha in mano una squadra così limitata, ma inevitabilmente ha ereditato alcuni problemi e non causati solo da Mourinho. La sua normalità è nella comunicazione, al momento, non aggressiva, non da chi si mostra protetto. De Rossi si sente a casa, non ha bisogno di difendersi, o di attaccare prima di essere attaccato.
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Il Messaggero
La Roma speciale del normal one
De Rossi si sente a casa, non ha bisogno di difendersi, o di attaccare prima di essere attaccato
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