rassegna stampa

La Roma si difende dalla crisi

LaPresse

Gli infortuni e la ricerca di equilibrio hanno costretto Fonseca a cambiare filosofia: ora si rischia meno ma non si segna più

Redazione

L'equilibrio c'è, il gol no. Il comportamento della Roma quinta in classifica è di facile lettura, scrive Ugo Trani su "Il Messaggero". Basta prendere in esame le ultime prestazioni. Campionato o Europa League fa lo stesso. Più che sul gioco, è il caso di soffermarsi sull'atteggiamento. Che, dopo il derby del 1° settembre, è stato modificato con alcuni accorgimenti tattici. Il lavoro di Fonseca, però, è ancora lì, in mezzo al guado. Se adesso il 4-2-3-1 funziona in fase difensiva, contemporaneamente perde l'efficacia offensiva. L'involuzione, guardando alle 9 partite stagionali, è evidente: media di 3 reti nei primi 4 match e di 1 nei successivi 5.

Gli infortuni sono andati a colpire proprio i ruoli che hanno caratterizzato, in passato, le squadre di Fonseca. Il suo rombo offensivo accoglie soprattutto attaccanti. out da quest'estate Perotti, sempre titolare a sinistra nel precampionato, sono usciti di scena anche Under, Mkhitaryan e Pellegrini. Tra l'altro anche Pastore va utilizzato con il misurino, essendosi spesso fermato prima dell'inizio della stagione. E Kalinic si è presentato a Trigoria senza aver fatto la preparazione con l'Atletico Madrid. Ecco perché Dzeko, risparmiato solo a Graz, gioca sempre e si stanca. Non c'è al momento l'alternativa per il centravanti che è stato appena operato per la doppia frattura allo zigomo destro. Non esiste nemmeno per Kluivert e Zaniolo, da trequartista ha fatto un giro sulla giostra Veretout che, nelle caratteristiche, non porta qualità e si limita alla sostanza. Antonucci, primo cambio contro il Cagliari, rende bene l'idea di quanto la rosa sia in sofferenza. Anche perché sono out pure Zappacosta, stagione quasi compromessa, e Diawara, fuori per 2 mesi. E Spinazzola, con Florenzi indisponibile nell'ultime 2 partite per l'influenza intestinale, fatica a trovare la condizione migliore.

Il portoghese, costretto a scelte forzate e obbligate (e il nervosismo di domenica, in questo senso, è comprensibile), non può certo garantire sull'identità e sulla fisionomia. In 9 partite, solo a Bologna e a Lecce è riuscito a confermare la stessa formazione, assemblata per conquistare 2 successi: sofferti, ma pesanti.