Scegliere o adattarsi, questo è il dilemma. La Roma si è sempre adagiata sulle volontà della squadra su come stare in campo. Bravi tutti gli allenatori che hanno capito che non era il caso di andare avanti ad oltranza sul propri principi. Dal primo Spalletti, dall'integerrimo Zeman e poi da Rudi Garcia, pian piano è sparita la difesa a quattro. Non se ne parla più. Ed è sparita nonostante a Trigoria siano arrivati tutti allenatori profeti della linea con i due terzini e i due centrali. C'è stato anche Luis Enrique che non ha mai tradito i suoi principi nonostante le difficoltà. Come scrive Alessandro Angeloni su Il Messaggero, la Roma dei "quattro" pian piano è sparita. Anche Fonseca poi, dopo aver provato a giocare come sa, ha ascoltato le volontà dei suoi difensori, e si è messo a tre. E che dire di Mourinho? Il portoghese ha sempre rifiutato quel tipo di calcio ma a Roma, ha frenato, si è rotolato su se stesso per volontà del gruppo, dei leader. "La squadra si sente più sicura giocando a tre", spiegò. E siamo a quasi ieri, con De Rossi, che ha imparato da allenatori da 4-3-3. E' durato poco. Con l'addio di Daniele è nata l'idea di Juric, ma il fallimento del croato non è certo dipeso dal numero dei difensori. Ci ha pensato Ranieri poi ad aggiustare le cose. Ora tocca a Gasperini, ma il processo si è invertito. Non dovrà adattarsi lui, perché il suo modo di proporre calcio qui ormai si digerisce con facilità. La Roma i tre difensori li ha digeriti da tempo e ha scelto l'allenatore giusto per continuare in quella direzione. Stavolta senza forzature. Si gioca a tre, punto. Lo vuole Gasp, non (più) i giocatori. E il mercato avrà una base tattica da cui partire. Non è poco.
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Il Messaggero
La Roma in difesa ricomincia da tre
Dopo le scelte forzate di Fonseca, Mou e De Rossi, per Gasp tre centrali sono un dogma. Per la prima volta da anni, non sarà il tecnico a doversi adattare alle preferenze dei calciatori
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