Ivan Juric osserva in allenamento gente come Dybala, come Soulé, oppure come Pellegrini e Koné, gente che nei piedi ha (potenzialmente) l'oro. E sorride. Nella sua carriera, per una serie di motivi, l'ex tecnico del Torino ha quasi mai avuto a che fare con gente così, ha gestito spesso e volentieri calciatori diversi, mediamente di livello più basso, scrive Alessandro Angeloni su Il Messaggero. Questa avventura romana, non ce ne vorrà, è l'occasione della vita. La rosa che ha a disposizione, questo è evidente, non è la sua, i calciatori con cui da due giorni convive a Trigoria, non sono stati scelti da lui (e parte nemmeno da De Rossi), li ha trovati, li sta conoscendo, sta proponendo il calcio che vuole fare e che, come noto, si fonderà su principi diversi da quelli di De Rossi e prima ancora di Mourinho. Si passa da un calcio palleggiato, con la ormai immancabile costruzione dal basso, a un gioco aggressivo, di movimento, di corsa, scatti continui, aggressivo in ogni zona del campo. Pressing e rinconquista, tutto spostato in avanti: tipo Atalanta, del resto è il figlio di Gasperini e da sempre propone quel gioco li. La domanda è: ci sono i calciatori giusti per il suo tipo di calcio? Sì, per buona parte, ma come per De Rossi, qualche ruolo è meno coperto rispetto ad altri. Daniele non voleva prescindere dagli esterni alti, Juric ne può fare a meno. E poi c'è la questione Dybala, che nel 4-3-3 non poteva starci, mentre nel 3-4-2-1 di Juric sì, al di là delle famose 14 presenze da 45' di cui Paulo ha bisogno per vedersi rinnovare il contratto, con stipendio da super top player. Roba già nota. Juric ama giocare con un attaccante di peso e Dovbyk ha quelle caratteristiche, prendendo il Torino i suoi bomber erano Zapata, Pellegri e Sanabria. Dietro all'attaccante, ha sempre puntato su uomini di qualità, Ricci ad esempio, che ora in Nazionale fa il regista, con lui giocava sulla trequarti. Ruolo in cui possono infilarsi i vari Pellegrini, (o Zalewski se reintegrato), El Shaarawy, Soulé, Baldanzi e, appunto, Dybala stesso.
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Il Messaggero
La Roma di Juric col rebus Dybala
Koné è un punto fermo, il regista non è indispensabile. Pisilli può giocare in mezzo, sulle fasce manca un Bellanova
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