Nonostante la seconda vittoria in trasferta di fila senza subire gol, nonostante la conquista del quattordicesimo successo in 20partite, da ieri l'unica cosa di cui si parla è la pippaggine diDzeko. Il bosniaco, chiariamolo subito, è stato il peggiore della squadra di Luciano Spalletti. Una prestazione negativa come non si vedeva da tempo, e non soltanto per il rigore sbagliato in modo fantozziano. Quanto si legge sui social dal fischio finale di Damato (ma anche da prima, a dire il vero...) sul suo conto è un campionario di battute divertenti e insulti pesanti. E meno male che la Roma ha vinto... Se la Roma avesse perso Dzeko sarebbe dovuto restare a Udine. Le critiche ci stanno, ma rimettere in discussione tutto il buono visto finora è eccessivo.
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Nonostante la grande vittoria l'attenzione sembra catalizzarsi sulla brutta prestazione del bosniaco
I 13 gol che sono stati messi a segno non si devono dimenticare. Certo, Dzeko non può cullarsi sugli allori di quelle reti, scrive Mimmo Ferretti a Il Messaggero. Deve essere sempre (più) cattivo, come implora il suo allenatore, ma - al di là degli errori (orrori...) di Udine - resta un uomo fondamentale nell'economia della seconda in classifica. Solo che sul suo rendimento non ci sono mai mezze misure, in un senso o nell'altro: se segna, è un fenomeno; se non segna, un emerito pippone da cacciare prima possibile a calci nel sedere. Il numero 9 della Roma non è, non lo è mai stato e mai sarà il miglior centravanti del mondo; è semplicemente un professionista che conosce il mestiere, e che - come tutti - può incappare in una giornata pessima. Come accaduto al Friuli. Tutto. Perché nonostante Dzeko ai minimi termini la Roma ha vinto. E, se ci pensate bene, questo è addirittura un bel segnale.
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