La vita ti dà sempre una seconda opportunità, per la terza di solito bisogna scomodare qualche divinità e non sempre basta. Alla Roma, invece, ne sono state date proprio tre, piovute dal cielo come segno della provvidenza. E stavolta non le meritava nemmeno per come stava giocando. Non lasciava tre punti all'esordio in casa da 36 anni, con il Norimberga, al Flaminio. L'arbitro, il pessimo Lambrechts, a dieci minuti dalla fine prima non vede il fallo di mani di Verdonk (che doveva essere espulso molto prima) e poi lo deve inevitabilmente concedere. La Roma sta perdendo 1-0, giocando male, forse è la peggiore partita fin qui disputata ma ha la possibilità di strappare almeno un pari. Lo scrive Alessandro Angeloni su Il Messaggero. Ma succede qualcosa di inconsueto: Ozer fa un illegale passo in avanti e para il tiro di Dovbyk, si ripete; ritira Artem, stesso film comico. Si ripete di nuovo e si cambia rigorista, Soulé: stavolta Ozer fa il passo con il tempo giusto e non fa entrare la palla. Doveva andare così, una notte stregata. Le ripercussioni a livello psicologico per Dovbyk sono tutte da verificare. Stesso dicasi per Soulé. Ma il Lille non ha demeritato, anzi: ha costruito la vittoria dai primi attimi e il pari sarebbe stato indigesto. L'attacco con Ferguson centrale non punge e la difesa non è in serata, Tsimikas regala la rete della vittoria ad Haraldsson approfittando dell'intervento maldestro di El Aynaoui. C'è poco di Gasp nella Roma di ieri.
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