(Il Messaggero - A.Angeloni) - Trentasei anni da festeggiare, l’ennesimo gol, il primo della stagione, un altro passo in avanti nella scalata dei bomber di tutti i tempi. C’è da essere felici? Non del tutto. Francesco Totti sorride e mastica amaro, la giornata è piena di contraddizioni, di sentimenti diversi: è vero, un altro passo verso la leggenda e un compleanno su cui brindare, poi prevale l’amarezza per una vittoria che non è arrivata e l’adrenalina per l’impegno di domani con la Juve. Gli anni sono 36 ma la resa è lontana, la strada da percorrere è lunga, la voglia di stupire c’è sempre. Obiettivo, il futuro.[...]
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«La Juve? È come un derby»
(Il Messaggero – A.Angeloni) – Trentasei anni da festeggiare, l’ennesimo gol, il primo della stagione, un altro passo in avanti nella scalata dei bomber di tutti i tempi.
A Trigoria i compagni di squadra e gli amici lo aspettano, gli fanno gli auguri per il suo compleanno, gli danno qualche pizza in testa ma niente brindisi, non è aria, tutti erano molto arrabbiati per il pari di mercoledì. Compreso Totti, che però quel gol a Romero dovrà per forza ricordarlo. Il prossimo passo, Nordahl, solo nove gol avanti a lui, mentre Piola è praticamente irraggiungibile con le sue 274 reti. Nonostante l’amarezza, i numeri sono impressionanti. Duecentosedici gol, tutti con la stessa maglia, Francesco almeno in questo è unico, un leader assoluto di fedeltà. Gol di tutti i tipi, belli e brutti, dritti e storti, importanti e inutili. «Ecco, quello realizzato mercoledì con la Sampdoria non è certo un gol che definirei pesante, speravo di vincere la partita piuttosto che raggiungere Altafini e Meazza nella classifica dei marcatori di tutti i tempi, cosa che comunque mi trasmette una certa emozione. Ho segnato reti sicuramente più importanti, diciamo che l’ultima quantomeno mi dà almeno morale per il proseguo del campionato mio e della Roma», l’ammissione del capitano della Roma.
Duecentosedici reti, di varia natura, dicevamo: 99 volte con il piede destro, 34 di sinistro, 14 su punizione, 11 di testa e 58 su rigore. Vai a capire quale sia il migliore o quello più importante. Lui, stimolato dalle telecamere di Roma Channel, prova a fare un po’ di chiarezza. «Diciamo che quello dello scudetto, segnato con il Parma, è il più toccante perché mi ha regalato un qualcosa che porto ancora dentro di me. I più belli? Li dico in ordine sparso, anche se è dura scegliere: il sinistro al volo di Genova con la Sampdoria, il pallonetto di Milano contro Julio Cesar e quello a Peruzzi nel derby del cinque a uno. Certo, a ripensarci, è passato molto tempo: mi sento vecchio». Vecchio ma non finito. Infatti continua a correre come un ragazzino e a fornire prestazioni di un certo livello. Lui ce la fa, ha ancora voglia di stupire, magari senza andare a cento all’ora come un tempo. Domani già ha in mano un’altra possibilità per incidere. C’è la Juve, per lui la partitissima. «È sempre stata una gara particolarissima. Dopo il derby c’è la Juve, è sempre stato così. Avrei preferito giocare ancora contro Del Piero, purtroppo non è possibile. Meno male che almeno ci sono io. Mi manca, non solo a me, credo a tutto il calcio italiano. Speriamo di affrontare la Juve con la tranquillità e la spensieratezza giusta per fare una grande partita». E chissà, magari superare la coppia Altafini-Meazza.
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