È difficile trattenere un allenatore che non ha più peso sulla squadra, ammesso che ne abbia avuto in questo recente passato. È altrettanto complicato, a questo punto, selezionare un nome se non si sa dove si vuole andare, scrive Alessandro Angeloni su Il Messaggero. La Roma è un caos, e pure disorganizzato, si naviga a vista. Partiamo da un concetto: Juric è arrivato al capolinea, ne è pienamente consapevole, la squadra non riesce a seguirlo. Una svolta è difficile, arrivati a questo punto. Lui di sicuro non molla, vuole giocarsi le ultime carte. Le liti con qualche senatore, la sfiducia di qualche nuovo ragazzo, più o meno maturo, arrivato con grandi ambizioni e ora relegato a un ruolo marginale, sono segnali che aprono le porte a un futuro che non cè, o che comunque non porta il suo nome. La squadra viaggia da sola, sembra che segua uno spartito tutto suo, che nulla ha a che vedere con quello dell'allenatore, un bravo uomo di campo, ma forse incapace a trovare le soluzioni, specie a certi livelli. Vedere alcuni calciatori passeggiare sul terreno di gioco o marcare a sei metri dall'avversario (ma non era un uomo contro uomo a tutto campo??), molti fuori ruolo, gente spostata come una trottola da una parte e dall'altra, insomma una squadra senza capo né coda, crea un certo imbarazzo, specie in chi lo ha scelto una quarantina di giorni fa, pensando all'uomo giusto per vincere trofei.
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Il Messaggero
Juric, tempo scaduto
La squadra viaggia da sola, sembra che segua uno spartito tutto suo, che nulla ha a che vedere con quello dell'allenatore
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