(Il Messaggero - U.Trani) Nel teatro di Totti, il cucchiaio lo fa Di Natale. Indigesto per la Roma di Zeman che, come contro il Bologna il 16 settembre scorso, perde 3 a 2 all’Olimpico, sprecando il doppio vantaggio. La difesa crolla ancora, con 16 reti incassate è la peggiore della serie A alla pari con il Chievo, ma anche fisicamente e tatticamente i giallorossi sembrano impreparati. L’Udinese, largamente incompleta, dà una lezione di calcio all’italiana, con Guidolin che in contropiede si conferma stratega insuperabile.
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Illusione Roma, incredibile crollo
(Il Messaggero – U.Trani) Nel teatro di Totti, il cucchiaio lo fa Di Natale. Indigesto per la Roma di Zeman che, come contro il Bologna il 16 settembre scorso, perde 3 a 2 all’Olimpico, sprecando il doppio vantaggio.
Zeman, nella circostanza, ha grandi responsabilità nella figuraccia di ieri sera. Non convincono soprattutto le scelte iniziali: sbagliato insistere su Tachtsidis nel ruolo di regista, grave presentare Dodò in condizioni fisiche approssimative e Pjanic sullo stesso lato di Totti, a sinistra, dove per ammissione dello stesso tecnico i due non riescono a dialogare. Anche gli interpreti, a parte Lamela, fanno poco. Così non arriva la terza vittoria di fila, attesa dall’8 gennaio, ma la terza sconfitta in nove giornate di campionato. Con cento milioni di stipendi, compresi i dirigenti, il sesto posto, a sette punti dalla zona Champions, non è accettabile.
La Roma subisce la nuova umiliazione proprio nella sera in cui cambia canovaccio rispetto alle ultime tre gare: contro la Juventus, l’Atalanta e il Genoa, i minuti iniziali erano stati, almeno venti, di grande sofferenza.
Stavolta la partenza è ottima, con cinque chance e due gol nei primi ventiquattro minuti, ma non serve a niente. Il grande protagonista è Lamela, dopo la prima sprecata da Osvaldo. L’argentino, sempre più coinvolto alla lavorazione della tela zemaniana, dopo aver indirizzato fuori di testa e di sinistro, inventa al ventiduesimo il gol più bello e al tempo stesso meno prevedibile: va a recuperare una palla sul fondo, salta Armero sulla linea, evita la scivolata di Faraoni e invita il portiere Brkic a tuffarsi verso il centro, facendogli invece passare il pallone proprio sul palo più vicino con una carezza di sinistro. Al ventiquattresimo il raddoppio e prima doppietta per lui in campionato: tuffo di testa su pennellata di Osvaldo liberato a sinistra da un’apertura di Totti. Lamela, 5 gol come Osvaldo, in campionato ne ha già fatto già uno in più dell’anno scorso.
L’Udinese, a metà tempo, è sotto di due reti. Il 3-5-1-1 di Guidolin sembra fragile, anche perché le assenze sono pesanti: mancano Benatia, Danilo, Pinzi, Basta e Muriel. E fino alla mezz’ora riesce a tirare in porta, conclusione al volo da fuori, solo con Maicosuel per la risposta di Stekelenburg che blocca senza problemi. Ma la Roma improvvisamente frena e in meno di sei minuti i bianconeri costruiscono cinque occasioni. Tre volte con Di Natale e, dopo la prima, Domizzi riesce a pareggiare. A servirlo di testa, involontariamente, è Osvaldo che lo libera davanti a Stekelenburg. Ci prova anche Lazzari, ma Piris devia in angolo. Totti, offrendo una chance a Osvaldo, interrompe l’assedio: velo di Pjanic sull’imbucata del capitano e destro telecomandato del centravanti che diventa facile da trattenere per Brkic.
La flessione della Roma è questione di ritmo. Sul due a zero lo abbassa, dando la possibilità all’Udinese di conquistare campo e acquistare convinzione. A sinistra Dodò conferma di non avere ancora fiato e da quel lato arrivano quasi tutti i pericoli. Castan spesso lascia il centro per spostarsi sul lato e aiutare il compagno, spesso in difficoltà. E’ comunque a centrocampo che i giallorossi soffrono tantissimo. Tachtsidis va in tilt quando De Rossi e Pjanic non collaborano: le due mezzali staccano presto la spina e le ripartenze degli avversari diventano fatali.
L’Udinese pareggia presto, proprio all’inizio della ripresa e con il solito Di Natale con un colpetto di esterno destro davanti a Stekelenburg, su tiro sballato di Armero. L’attaccante, sul primo lancio, era in netto fuorigioco. Non quando ha segnato, perché dal lato opposto era rientrato Piris. Zeman fa tre cambi prima della resa finale: Marquinho per Dodò, Florenzi per Pjanic e Destro per Totti. Osvaldo ha altre tre occasioni, ma conclude sempre fuori. Sull’ennesimo contropiede è Castan che atterra Pereyra in area: l’arbitro Massa, sicuramente non all’altezza della situazione, concede un rigore un po’ generoso che Di Natale trasforma con un cucchiaio al minuto quarantatre. Quarta rete del torneo e la centotrentanovesima con la maglia dell’Udinese che vince per la prima volta fuori casa in questo torneo (l’unico successo esterno, a Liverpool, in Europa League). Tachtsidis, nel recupero, fa in tempo a farsi cacciare perché batte le mani davanti al direttore di gara. A Parma, mercoledì, non ci sarà e non è detto che questa sia una cattiva notizia per la Roma dopo la sbandata di ieri sera. E il diluvio c’entra poco.
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