rassegna stampa

Il vizietto di Eusebio: cambiare troppo e male

LaPresse

Passando in corsa dal 4-3-3 al 4-2-3-1 la squadra è andata in difficoltà in favore degli avversari

Redazione

Non ce n'era bisogno. A conti fatti, non c'era proprio bisogno di cambiare ancora una volta il modulo di gioco, scrive Mimmo Ferretti su Il Messaggero, passando in corsa dal 4-3-3 al 4-2-3-1.

Va bene cambiare i giocatori, ma perché cambiare anche lo schema dopo che, non senza fatica, si era trovata una mezza quadratura del cerchio? S'era detto, durante la sosta: se si torna al 4-3-3, poi si deve andare avanti per quella strada. Senza più commettere gli errori del passato.

Resta da capire, ma forse non lo capiremo mai, perché sostituendo Florenzi e Pellegrini in contemporanea si sia voluto cambiare anche l'assetto di gioco.  E se Zaniolo alla vigilia era stato messo da Eusebio Di Francesco in concorrenza con Pellegrini, perché non dentro lui anziché De Rossi?

Di solito, mettendosi 4-2-3-1 una squadra difende più alta con i due suoi mediani, quindi si abbassa di meno e intasa i varchi centrali, liberando - però - maggiormente - le corsie esterne. Se fatto bene, però. Se invece il 4-2-3-1 viene fatto male, si rischia - come detto - di venir messi in difficoltà sulle corsie laterali. E la seconda rete del Chievo come è nata? Al di là del fatto che permettere ad un avversario, girato di spalle a un metro dalla linea bianca, di far gol nonostante due avversari quasi attaccati a lui è roba da record del mondo. Una mollezza imbarazzante.

La Roma, partita dopo partita, sta dimostrando di essere una squadra non in grado di lottare per le posizioni di vertice, essendo meno forte di quella precedente per responsabilità che chiamano in causa anche la società e il suo mercato.