Il pomeriggio del "tutti con Mourinho" con accenno di pañol-ada è diventato del "tutti contro Fabbri". Sì, l'arbitro di Ravenna la fa grossa - e stavolta non incassa la reprimenda diretta di Mou, squalificato e in silenzio stampa dopo la nota vicenda Serra - ma la Roma si perde facilmente tra gli scatti e la qualità del Sassuolo, che confermato di vivere un momento d'oro, scrive Alessandro Angeloni su Il Messaggero. Lo scivolone è fragoroso, la Roma perde per l'ennesima volta - è successo anche a Cremona - l'occasione per fare un salto in avanti e per godersi la classifica dall'alto verso il basso. La sconfitta (3-4) non le consente di scavalcare la Lazio, e domenica c'è il derby, e tanto meno di agganciare l'Inter, che riesce a stupire in peg-gio. La rabbia supera la ragione, perché la Roma non è stata quella ammirata con Juve e Real Sociedad, e quel che resta nella mente è l'errore di Fabbri, grossolano come quello di Kumbulla, che in pochi giorni passa da eroe per il gol in Europa a protagonista perdente, per il calcione a Berardi, per il conseguente rigore concesso al Sassuolo e per aver lasciato la Roma in dieci. L'albanese è colpevole ma l'azzurro è in concorso di colpa: Marash reagisce al calcio di Berardi, che Fabbri nelle immagini visionate al Var non vede, o lo ritiene ininfluente, non punibile o (quale delle due versioni sia peggio, è difficile stabilirlo) e invece di espellere entrambi senza concedere il rigore, manda a casa (per citare Serra) solo il difensore della Roma. Mou, nascosto in una sala vicino lo spogliatoio e non in panchina, impreca.
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Il Messaggero
Il Var vede a metà. E la Roma si infuria
Quel che resta nella mente è l'errore di Fabbri, grossolano come quello di Kumbulla, che in pochi giorni passa da eroe per il gol in Europa a protagonista perdente
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