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rassegna stampa

Il rischio ingorghi e le bugie sul ponte: “Non dite che serve”

Le intercettazioni fatte agli uomini di Parnasi svelano la voglia di chiudere l'affare a dispetto di ogni possibile disagio

Redazione

Luca Caporilli, braccio destro di Parnasi, rispondeva "questo tienilo per te" a chi gli faceva notare che "levando il ponte sul Tevere si crea il caos sulla via del Mare". Nelle intercettazioni che hanno messo nei guai gli uomini di Parnasi, si spiegava che "sulla Roma Fiumicino, ingresso Roma ovviamente... perché prima parte di questo si caricava sulla via Ostiense-via del Mare, adesso non c'è più la connessione sul Tevere". "Possiamo dire... possiamo dire che con la riduzione (delle cubature per gli uffici, ndr) si dovrebbe risolvere..." suggeriva Caporilli. Intercettazioni che, spiega De Cicco su 'Il Messaggero', l'importante in questa operazione era chiudere, a dispetto di tutto. Nonostante il Piano Regolatore di Roma, al posto di un parco attrezzato, avrebbe messo radici una colossale operazione calcistico-immobiliare. Con l'arrivo dei Grillini al Comune le cubature monstre sono state sforbiciate giusto un po'.

Il progetto originale era una colata di cemento da quasi un milione di metri cubi, tre volte tanto rispetto al Prg. Un"ecomostro", che appariva come una "gigantesca speculazione a favore dei privati". La Raggi ha dimezzato le volumetrie, ma a pagare sono state le infrastrutture che sarebbero dovute essere a carico dei privati. Sparito il prolungamento della metro B, ridotti gli interventi sulle strade, depennato, perché senza finanziamenti, il nuovo ponte, ribattezzato pomposamente di Traiano, che avrebbero dovuto pagare per intero i proponenti. Gli stessi tecnici che a dicembre hanno dato il via libera in conferenza dei servizi avevano messo tutti in allarme: senza ponte, il traffico in questo quadrante di Roma già oggi con l'imbottigliamento facile, sarebbe impazzito. A Parnasi e ai suoi sodali non importava.