rassegna stampa

“Il progetto stadio va avanti”. Ma ora Virginia prende tempo

Anche la posizione dell'assessore all'Urbanistica Luca Montuori ora è molto ridimensionata

Redazione

Cautela, freddezza, gelo. Il Comune non commenta lo sprint degli avvocati di Luca Parnasi sullo stadio della Roma, scrivono Simone Canettieri e Lorenzo De Cicco su Il Messaggero.

Se i penalisti Emilio Ricci e Giorgio Tamburrini dicono che "i pubblici ministeri hanno assicurato che non ci sono elementi che possano bloccare la procedura", il Campidoglio rimane con il piede bloccato sul freno.

Lo choc per gli arresti (il super consulente Luca Lanzalone) e gli indagati di questa inchiesta (l'ex capogruppo Paolo Ferrara) è ancora talmente forte che nessuno se la sente neanche di commentare. Anche la posizione dell'assessore all'Urbanistica Luca Montuori ora è molto ridimensionata.

L'unico stadio di felicità al momento riguarda le chat cancellate dal cellulare di Lanzalone. In Comune, il Mister Wolf del M5S era persona da interrogare e consultare come un oracolo. E un po' tutti - dalla sindaca agli assessori, ai presidenti di commissione - lo cercavano. Non solo sul progetto di Tor di Valle.

L'indagine interna del Campidoglio, invece, partirà la settimana prossima. La mossa serve da una parte ad aspettare i risvolti dell'inchiesta in Procura, per capire se da intercettazioni e interrogatori emergeranno altre crepe nell'operazione immobiliare; dall'altra la «due diligence» proverà a rassicurare i tecnici, che dopo la retata hanno gentilmente fatto capire di non voler più mettere una-firma-una sul progetto Tor di Valle, almeno fino a quando il quadro investigativo non sarà chiaro. Altro che "andare avanti".

Le ombre che si allungano sul futuro dello stadio sono tante, anche a livello amministrativo: i flussi di traffico falsati, il parere sugli oneri dei privati firmato da un funzionario sotto inchiesta, il vincolo rimosso dal soprintendente Prosperetti, anche lui indagato.

Molti, sui banchi del M5S in Assemblea capitolina, non sembrano più disposti a venire a patti con i proponenti. "La fiducia è venuta meno". E Raggi, per compattare i suoi, ha assicurato: "Resteremo nel solco della legalità".