No Dovbyk, no party. Se non segna il gigante ucraino, la Roma la porta avversaria la vede in cartolina. Artem il suo dovere lo sta facendo: 5 reti in 11 partite. Il problema è il resto: da difensori e centrocampisti mancano i gol. Nell'ultimo quadriennio, mai la Roma aveva segnato così poco: appena 10 volte, nemmeno una rete a partita. Nell'ultimo quadriennio dopo 11 incontri (8 di campionato e 3 di coppa) la media in due stagioni era stata di 25 centri (2021-22 e 2023-24) e quando si era segnato poco (come lo scorso anno) le reti erano state comunque 5 in più rispetto ad adesso. La penuria offensiva - scrive Stefano Carina su 'Il Messaggero' - va di pari passo con difensori e centrocampisti che non riescono ad essere più incisivi come in passato. Ad oggi in gol sono andati i soli Pisilli e Cristante (con clamorosa deviazione di Busio) in una partita, contro il Venezia. All'appello manca la contraerea difensiva, che negli anni scorsi rappresentava il grimaldello di match complicati sui calci piazzati.

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Il problema di punta
La Roma si aggrappa al suo centravanti che però, da qui al termine della stagione, non potrà giocare sempre. E dietro, Shomurodov, non può essere l'uomo che lo sostituisce. L'uzbeko è un calciatore che ha fatto fatica in palcoscenici minori: dopo il primo anno al Genoa dove segnò 8 reti ne ha siglati altri 8 ma spalmati in tre stagioni più le 11 gare di quest'anno. L'aver pensato di poter fare con il solo Dovbyk è stato, oltre alla mancanza di esterni di qualità, l’altro grave errore di Ghisolfi nello scorso mercato estivo al quale dovrà mettere rimedio a gennaio (Beto?). Certamente serve più cattiveria agonistica ma allo stesso tempo questa è una squadra che ha altre caratteristiche. Non ci sono calciatori che "si esaltano nei pullman provocando la tifoseria avversaria mentre vanno allo stadio", come ricordava malinconicamente Mou stuzzicando lo spogliatoio all'epoca. Servirebbe quindi una manovra che permettesse alla Roma di tenere forse meno il pallone e cercare un gioco più verticale, sfruttando la qualità dei suoi elementi nell’uno contro uno. E invece la Roma continua a essere una creatura ibrida con tanti equivoci. Il più curioso riguarda Celik, lo scorso anno è stata anche la terza scelta dietro Kristensen e Karsdorp, ora non se ne può più fare a meno.
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