Se non ci fosse da piangere (sportivamente parlando, sia chiaro), verrebbe da ridere, scrive Mimmo Ferretti su Il Messaggero. Perché se non ti basta neppure andare avanti di tre gol per portare a casa la vittoria, vuol dire che è tutta una comica.
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Il grande ritorno di “Oggi le comiche”
A Bergamo la Roma ha confermato di essere una squadra inaffidabile, capace di tutto e del suo contrario nel giro di un’oretta
La Roma segna tre gol poi ne subisce altrettanti e deve addirittura ringraziare l’errore dal dischetto di Zapata per aver salvato la pelle. Non c’è da ridere? O da piangere, sempre sportivamente parlando. E il dibattito, ormai da una vita, si sintetizza in un’unica domanda: perché?
Per mesi si è detto: colpa della testa. Sarà. Poi è stato aggiunto: colpa delle gambe che non girano. Sarà. Qualcuno a seguire ha sentenziato: colpa dell’allenatore. Sarà. E poi: colpa dei giocatori. Sarà.
La Roma, per dirne una, a Bergamo ha beccato il gol di Zapata, quello del tre pari, 44 secondi dopo che lo stesso colombiano aveva tirato in curva il calcio di rigore. Uno si immagina che, dopo un pericolo sventato, una squadra subisca un contraccolpo positivo; che riparta verso il futuro con rinnovato entusiasmo. La Roma, invece, è riuscita nella straordinaria impresa di far tornare il sorriso a Zapata, e a tutti i tifosi dell’Atalanta, in meno di un minuto. Un record grottesco.
Perché? Di chi è la colpa? Forse dell’ambiente romano, chissà. Dzeko non segna, e sono dolori. Poi Dzeko segna in mezzora gli stessi gol che aveva segnato in tutto il campionato ma la Roma non vince.
Un consiglio, gratuito, a Di Francesco: anziché togliersi sassolini a raffica dopo il successo di Parma, sarebbe stato meglio continuare a individuare le cause della malattia che sta contagiando da mesi la Roma. O no?
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