Non è un film, ma magari ha più le caratteristiche di una telenovela a puntate. Da qualche settimana a questa parte, sul progetto dello stadio della Roma Tor di Valle, scrive Ernesto Menicucci su Il Messaggero, sta andando in onda il Grande freddo: The big chill, per dirla nella lingua di James Pallotta, il bostoniano patron dei giallorossi.
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Il grande freddo sullo Stadio: incontri con i privati sospesi
Pallotta non ha più portato avanti il closing con Eurnova e gli investitori internazionali che dovevano essere alle spalle del patron romanista sono sempre più sfiduciati
Da diversi giorni, infatti, i contatti tra gli uomini del Comune e gli esponenti di Eurnova si sono interrotti. Diciamo sospesi, o comunque congelati.
Tutto fermo, tutto rinviato. Dopo l'estate, sicuramente. C'è chi dice settembre, chi ottobre, chi neppure si sbilancia sulla tempistica. Del resto, è dalla primavera che i rapporti si sono raffreddati, gli incontri diradati e il nervosismo (dei proponenti) cresciuto.
Pallotta non ha più portato avanti il closing con Eurnova (avrebbe dovuto pagare un acconto di dieci milioni su cento per l'acquisizione di terreni e progetto), gli investitori internazionali che dovevano essere alle spalle del patron romanista sono sempre più sfiduciati, il club giallorosso è costretto a ricorrere ai Bond per rifinanziare il suo debito e sostituire il finanziamento di Goldman Sachs.
Come se non bastasse tutto questo, il progetto Tor di Valle ha subito ieri un ulteriore rallentamento. Per il Ponte dei Congressi, infatti, l'unica opera infrastrutturale rimasta in piedi per risolvere il nodo mobilità dopo che è stato depennato dalla lista di investimenti il ponte di Traiano, che avrebbero dovuto pagare i privati ci vorranno non meno di cinque anni.
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