L'operazione calcistico-immobiliare che ruota attorno al nuovo stadio della Roma è stata bloccata dal Campidoglio. Ieri mattina l'amministrazione comunale ha spedito alla Regione Lazio un «parere non favorevole» al progetto Tor di Valle, fornendo un elenco di criticità lungo sei pagine: dalla scelta dell'area, che è a rischio inondazioni, alle carenze nel piano trasporti, alle modifiche stradali che metterebbero a rischio la sicurezza degli automobilisti, alle sproporzioni nelle cubature, che superano di due terzi i limiti fissati dal Piano regolatore generale.
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Il Comune smonta il progetto stadio
Diverse le criticità riscontrate dalla giunta Raggi. I proponenti hanno ora 29 giorni per lavorare sul progetto
La direzione verso il fallimento del progetto è già intrapresa, scrive De Cicco a Il Messaggero, anche se in serata dalla giunta di Virginia Raggi hanno provato a rasserenare il clima con la Roma, facendo trapelare che «c'è la volontà di andare avanti, per questo abbiamo chiesto una proroga di 30 giorni alla conferenza dei servizi», e che insomma «ci sono tutti i margini per concludere positivamente la procedura». Anche Luca Parnasi ha provato a stemperare i contenuti della bocciatura comunale, spiegando che c'è ancora «fiducia», considerato che «il documento è di natura amministrativa e non costituisce posizione politica». E questa, oggi, sembra essere l'unica speranza a cui possono aggrapparsi i privati per far sopravvivere il progetto Tor di Valle: un accordo «politico» con i Cinquestelle romani.
Il nodo a questo punto non è più solo politico. Perché oltre al Comune, anche la Città metropolitana ha sfornato un parere «di dissenso». Il progetto secondo il Campidoglio non garantisce «le condizioni di sicurezza stradale», dato che i privati avrebbero voluto realizzare «parcheggi in curva» e avrebbero previsto «una eccessiva concentrazione di varchi sulle rotatorie». E ancora, sono state registrate «carenze funzionali» sul trasporto pubblico: «il progetto non è adeguatamente sviluppato per gli aspetti del Tpl». Senza dimenticare il problema delle cubature record (quasi un milione di metri cubi).
Tutte lacune che i privati dovrebbero riuscire a colmare in appena 29 giorni, entro il 3 marzo, quando la conferenza dei servizi concluderà i lavori ed esprimerà la sua valutazione sulla base de pareri ricevuti. Ma si tratta di prescrizioni che, se rispettate, stravolgerebbero il progetto, a partire dalla scelta dell'area: secondo il Comune i privati ora dovrebbero «ridefinire il perimetro delle zone soggette a rischio per eventi idraulici». Insomma, anche la zona sarebbe da cambiare.
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