Paulo Fonseca parla poco. Lo stretto necessario, più o meno. E non è (non può esserlo) un problema di lingua. Quando lo fa, come accaduto dopo la partita di Perugia, usa un campionario di frasi scontate, di routine. Oggi non ha certezze, scrive Mimmo Ferretti su Il Messaggero. Periodo delicato assai, perché in gruppo ce ne sono tanti che non dovevano più esserci, e quelli che Paulo avrebbe voluto con sé già dall’inizio di luglio sono ancora altrove. L’avvio del campionato non è più così lontano: ecco perché a questo punto ci sarebbe voluta una squadra il più vicino possibile alla Roma che realmente sarà.
rassegna stampa
Il cantiere di Fonseca è ancora troppo aperto
La Roma è ancora lontana dall'essere la squadra che vorrebbe il tecnico
Indossare oggi i panni di Paulo significherebbe infilarsi in abiti scomodi. Né brutti né belli: scomodi. Di quelli che adesso sono troppo larghi ma che in un amen potrebbero diventare troppo stretti. Aveva chiesto coraggio, Fonseca, presentandosi nella Capitale; aveva - forse casualmente - anticipato i tempi, conscio del compito che lo aspettava. Non prevedeva, però, di trovarsi a due settimane dall’inizio del campionato con una squadra così indefinita.
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