La rincorsa è partita. Durerà almeno 5 giorni, senza certezze di tagliare il traguardo nella sua La Spezia. Perché Zaniolo, scrive Il Messaggero, di colpo si trova a inseguire un posto da titolare, il prolungamento del contratto, l’affetto dei tifosi e una serenità interiore che sembra aver smarrito. Come se non bastasse ci si è messa quell’influenza improvvisa che ha alimentato dubbi e perplessità, in primis pella Roma, «Nicolo ci ha detto che aveva la febbre, lo visiteremo e vedremo», ha detto un sibillino Pinto nel pre-gara di domenica. Non ce n'è stato bisogno: nonostante i due giorni di riposo, Nicolò si è allenato a Trigoria sia lunedì che ieri. Un messaggio con un destinatario chiaro: non il gm ma Mourinho. Perché il futuro per Nicolò è domenica. Il resto, può attendere. Senza giri di parole: vuole giocare a La Spezia. È ancora vivo il dibattito sul momento che sta vivendo. Ieri nelle radio locali si discuteva se dargli fiducia o meno, se rinnovargli il contratto o cederlo, a dimostrazione che quel 25 maggio di Tirana si è ormai affievolito nei ricordidi tutti.
Il Messaggero
I tormenti di Zaniolo
I numeri in questa stagione sono impietosi, e non solo quelli personali. Ma anche di squadra: se il 70% dei gol segnati dalla Roma (16 su 23) arrivano quando Nicolò non ce e il tandem Dybala-Abraham si esalta quando può giocare insieme, è la spia di qualcosa che non va. Se quando gioca Paulo la media punti della Roma raddoppia, passando da 1.2 a 2.3, con Nicolò rimane più o meno sullo stesso livello (1.6 nelle 12 gare in cui è partito titolare in campionato). Serve quindi una scossa. Per lui e per la Roma, Nella corsa alla Champions serve anche il miglior Zaniolo.
Ci sarà poi tempo per parlare del prolungamento. Il club non affonda il colpo, consapevole di doversi fare prima due calcoli. La distanza fra domanda e offerta, ad oggi è di un milione, forse addirittura qualcosa in più se si aggiungono i bonus. E così il gm continua a prendere tempo, frenato tra l’altro dall'input dei Friedkin di non accelerare il rinnovo di un contratto che scade nel 2024. In più, ora, ci sono i paletti del fair play finanziario che vanno ad intaccare anche gli ingaggi, Servirebbe vendere e liberarsi di stipendi di calciatori che non rientrano più nel progetto per alzarne altri. Con questo intento ieri Pinto è volato a Milano. Sul tavolo le cessioni di Shomurodov, Vina e Karsdorp. Per l’uzbeko c'è la fila: Torino in pole, Bologna, Cremonese, Spezia e due club esteri. Per Vina c'è da valutare la richiesta del Betis mentre per Karsdorp, conoscendo la situazione da separato in casa, il gioco è al ribasso. Chi lo vuole (Monza) non intende pagarne l’ingaggio in toto. E chi puo permetterselo (Lione, Marsiglia, Fulham e Juve), non propone l'obbligo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA