Nomen omen, scherzava Plauto. Il destino di certi cognomi sembra essere quello di fare impazzire i tifosi della Roma, scrive Romolo Buffoni su Il Messaggero. È arrivato Eldor Shomurodov e il ds Tiago Pinto è ancora a caccia di Granit Xhaxa. Nomi che non fanno scattare sogni scudetto, ma incubi sulla pronuncia sì. Non è facile per un romano articolare certe stringhe piene di consonanti, quasi fossero codici fiscali. L'asticella sembrava al massimo dell'altezza una decina di anni fa, quando a Fiumicino sbarcò Maarten Stekelenburg, portiere olandese preceduto dalla fama di numero 1 dei numeri 1 ai mondiali di Sudafrica 2010. Fu un flop e per non slogarsi la favella i tifosi giallorossi lo archiviarono con il più anonimo dei soprannomi: Coso. Due estati fa sudori freddi accompagnarono l'arrivo di Mkhitaryan, che salvò tutti con il nomignolo: Micki, come Michele. Il problema si ripropone ora che è arrivato Shomurodov, che dovrebbe pronunciarsi sciomuròdov. Assonante con El Shaarawy per tutti però er Faraone. L'uzbeko fa l'attaccante e può salvarsi segnando, in quel caso il gioco sarà fatto e diventerà Sciomurogòl.
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I sogni del calciomercato e quei nomi impossibili
Non è facile per un romano articolare certe stringhe piene di consonanti, quasi fossero codici fiscali
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