Cinque partite, quindici punti. Juventus e Roma, avversarie domani pomeriggio allo Juventus Stadium, in campionato vanno a braccetto. E i numeri che accompagnano le squadre di Max Allegri e Rudi Garcia sono praticamente simili: 10 reti, ad esempio, per i bianconeri, 9 per i vice campioni d’Italia. Con 8 centri su azione per la Juve e 7 per la Roma. Analizzando i dati forniti da whoscored.com, le differenze complessive (e medie) delle prime della classe non sono così marcate. E se la Juventus tira più della Roma (20 contro 14), i giallorossi intercettano più palloni dei rivali di domani (18 contro 15). Numeri che aiutano a capire un sacco di cose: i bianconeri (0 gol al passivo), per dirne un’altra, hanno vinto il 61% dei duelli aerei mentre la Roma (1 gol al passivo) è ferma al 38%, ma se analizziamo i passaggi riusciti sono più bravi gli uomini di Garcia, 652 contro 627. Dato singolare, legato ai passaggi riusciti (87% R, 85% J), è che la Roma supera la Juventus sia nelle giocate corte (567 contro 555) che in quelle lunghe (68 contro 54).
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I segreti delle regine
I numeri che accompagnano le squadre di Max Allegri e Rudi Garcia sono praticamente simili: 10 reti, ad esempio, per i bianconeri, 9 per i vice campioni d’Italia. Con 8 centri su azione per la Juve e 7 per la Roma.
LA FASE OFFENSIVA - Da controllare con attenzione i dati legati alla fase offensiva delle due regine del campionato: la Juventus rispetto alla Roma sfrutta maggiormente la corsia di sinistra (34% contro 25%), mentre Garcia ama puntare più di Allegri sulla fascia destra (44% contro 33%).
Pressochè simile la media-gara degli attacchi centrali: 33% Juve, 31% Roma. E se la Juve più della Roma tira da fuori area (51% contro 44%), i giallorossi chiudono di più l’azione nell’area di rigore (47% contro 45%) e addirittura nell’area di porta (9% contro 4%). Parlando di possesso-palla, il gioco di Allegri finora ne ha garantito più di quello di Garcia, 63% contro 60%. Ma l’impressione è che avere un maggiore controllo del pallone non sia più così determinante come qualche anno fa: la Roma a Manchester ha avuto una percentuale nettamente inferiore al City ma è stata molto più pericolosa. Si dice: la Roma è una squadra che ama far girare molto il pallone a centrocampo prima di trovare la giocata giusta per imbeccare i suoi attaccanti, e i dati percentuali lo confermano: 47% sviluppo del gioco a centrocampo, 28% nella trequarti avversaria e 25% nella propria trequarti. Dall’altra parte, i numeri juventini indicano una squadra che sostanzialmente si muove come la Roma: ecco perché, in vista di domani, sarà interessante verificare chi riuscirà a prendere il controllo del gioco proprio in mezzo al campo, cosa che garantirebbe uno sviluppo di gioco più in linea con le proprie caratteristiche. La Juventus si presenta alla sfida di domani con 21 vittorie di fila allo Stadium: ultimo match perso quello del 30 marzo in casa del Napoli (2-0) e da quel momento in poi solo successi, 12 consecutivi.
LE SCELTE - E se la Juve, domani, non abbandonerà il 3-5-2 collaudato dai tre anni di Antonio Conte sulla panchina bianconera, la Roma con tutta probabilità si presenterà in campo con il 4-3-3, come accaduto a Manchester. È altrettanto probabile, però, che avendo la Roma tre attaccanti, la Juve dietro si sistemerà (almeno) a quattro per non correre il rischio di finire uno contro uno in fase difensiva dalle parti di Buffon. «Due squadre di pari livello? Guardando i risultati sì. Noi giochiamo il miglior calcio, ci divertiamo e facciamo divertire la gente. Giocando così sarà una bella partita e speriamo di poter portare i tre punti a casa», ha affermato ieri Radja Nainggolan a Sky. Parere di parte, ovviamente, ma se, come sostiene Francesco Totti, «la Juventus è la favorita per lo scudetto», la distanza tra le due squadre non è realmente più quella della passata stagione. Anche in virtù di una differente (migliore) rosa della Roma, al netto dei tanti (troppi) infortuni che ora stanno affliggendo Garcia: basti pensare, a questo proposito, che Rudi nelle prime 5 giornate si è potuto permettere 27 cambi da gara in gara (compresa la Champions League) mentre Allegri solo 13, meno della metà. Rudi mago del turn over, insomma. Perché finora sono cambiati gli interpreti, ma non i buoni risultati.
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