Si dice, dando un’occhiata ai numeri: la Roma non corre. O meglio, corre poco. Anzi, corre male. In realtà, sempre guardando i numeri, viene fuori che la Roma corre in maniera anomala. La squadra di Rudi Garcia contro l’Empoli è andata in svantaggio per la quarta volta di fila: Lazio, Palermo, Fiorentina e appunto Empoli sono passate in vantaggio nella prima frazione. Ma nessuno di questi quattro avversari ha poi vinto la partita. I giallorossi hanno sempre recuperato nella seconda parte di gara: non hanno mai perso ma non hanno neppure mai vinto. Quattro pareggi consecutivi e Juventus a +7 (e Napoli a -4...). La rimonta costante della Roma è un dato che va analizzato con attenzione, perché recuperare quattro volte su quattro non può essere sempre e soltanto frutto della casualità. Lasciando da parte la qualità del gioco, qui si vuole parlare della condizione fisica che, dato che la squadra esce sempre alla distanza, non può essere completamente negativa. Solo che la Roma regala sempre tanto (troppo...) agli avversari, i quali - Lazio, Palermo, Fiorentina o Empoli che siano stati - per un tempo sono andati a velocità doppia rispetto a quella dei giallorossi. Almeno nelle ultime quattro giornate (ma mettiamoci anche l’Empoli in Coppa Italia), chi ha affrontato la Roma ha dato l’impressione (che non era soltanto un’impressione) di avere una marcia in più. Solo che nessuno ha vinto la partita.
rassegna stampa
I numeri lo testimoniano: il gruppo è preparato a metà
La Roma, accusata di correre meno dei propri avversari, viene analizzata nel dettaglio per scoprire che non si tratta di una mancanza di fiato, ma di brillantezza
TRAN TRAN E BRILLANTEZZA -E qui entra in ballo una riflessione. Non sarà che la Roma riesce a giocare solo quando gli altri calano atleticamente e, di fatto, vanno ai ritmi blandi dei giallorossi? Perché alla Roma il fondo (la condizione di base) non manca, altrimenti non avrebbe la forza (al di là della spinta nervosa) per recuperare costantemente lo svantaggio. Ciò che manca al gruppo di Garcia è la brillantezza. La velocità. Vanno tutti allo stesso passo, non c’è cambio di passo, non ci sono spunti, un tran tran monoritmo. Nessuno arriva alla fine con il fiatone o con i crampi (anche in caso di tempi supplementari, vedi partita di Coppa contro l’Empoli), ma anche senza avere alle spalle lo straccio di un’accelerazione. Rispetto alla passata stagione, Garcia ha voluto cambiare preparatore e preparazione: si è scelto un altro protocollo, ma i risultati - considerando anche l’elevato numero di infortuni muscolari - non sono stati all’altezza delle aspettative. Anzi.
MAL COMUNE - Impossibile, adesso, metterci le mani: la preparazione non si improvvisa da un momento all’altro, ci sono tempi da rispettare. Ma non v’è dubbio che ora ci sia bisogno di voltare pagina, di modificare le cose. Del resto, se fosse soltanto un romanista a camminare si potrebbe parlare del problema specifico di un singolo. Tipo: quello si è allenato male, e non riesce a stare al passo dei compagni. Dato che è tutta la squadra a non andare, il problema è collettivo. E, in questo caso, ci sono precise responsabilità.
© RIPRODUZIONE RISERVATA