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E' appena terminato l'allenamento, e un po' di voce gli è rimasta, nonostante qualche urlo sparso qua e là. Un insolito sole inglese gli punta lo sguardo, Gasperini sorride, è accogliente. E vuole che lo facciano anche i suoi calciatori, stremati dal lavoro e dai maniacali indirizzi tattici: quando si gioca a calcio bisogna sorridere, disse più di un mese fa. Gasperini - scrive Alessandro Angeloni su Il Messaggero - di questa Roma è il capitano. La Roma dovrà essere a sua immagine: cortese e cattiva, sorridente e pungente. Deve saper suonare col tempo giusto. Gian Piero ha portato un metodo di lavoro e nuove regole, una riguarda la fascia da capitano. ElSha, Cristante, Mancini. Il capitano, per lui, non è uno, ma tanti.
Tutti, forse, Gasp è il primo addirittura. Non c'è (più) capitan Pellegrini, ma c'è Pellegrini capitano come gli altri. E Lorenzo come sta? "È ancora fermo, ma ha ricominciato ad allenarsi. E rimasto a Roma proprio per la preparazione".
Chiaro, no? Da Capitano a direttore d'orchestra, Gasp per Dovbyk usa un paragone musicale. Gli si chiede a che punto sia la sua crescita.
"E' stato pagato una bella cifra. Ha dimostrato pure di essere un centravanti di valore, ha segnato i suoi gol. Stiamo lavorando per migliorare alcune sue lacune. C'è questa esigenza da parte della proprietà di lavorare e costruire anche in funzione futura con ragazzi giovani, con la prospettiva di creare una rosa che possa diventare sempre più forte, ed è il motivo per cui sono stato chiamato". Manca pure un attaccante esterno. Echeverri è l'uomo giusto? "Non parlo di singoli, specie di chi non è nostro, non ho mai fatto nomi. Io a volte posso dare dei suggerimenti, ma la linea è chiara: a me piacciono i giocatori bravi. Abbiamo già una squadra quasi formata, anche se in alcuni ruoli siamo un po' contati".
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