rassegna stampa

I malesseri dei poteri dello sport

Oggi per parlare di sport bisogna farlo con i codici alla mano, quelli del diritto, civile o penale. Nel caso Tavecchio si tratta di patteggiamento: io non ricorro e tu mi punisci a mezzo. Platini e l’Uefa s’accontentano, Tavecchio pure.

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Oggi per parlare di sport bisogna farlo con i codici alla mano, quelli del diritto, civile o penale. Nel caso Tavecchio si tratta di patteggiamento: io non ricorro e tu mi punisci a mezzo. Platini e l’Uefa s’accontentano, Tavecchio pure.

Resta che ai nostri giorni più che d’una piroetta di Vanessa Ferrari, d’una schiacciata di Valentina Diouf, tocca occuparsi di sentenze. E allo stesso modo di quel che avviene altrove, che lo sport è davvero lo specchio della famosa Società Civile, se la sentenza è sfavorevole a un nemico si rispetta e non si commenta; se è sfavorevole all’interessato, è minimo un’ingerenza, una sopraffazione, aspettiamo i tre gradi e vai col tango (o col fango?). Colpisce che in un identico momento vengano squalificati dalla giustizia natatoria il Presidente del Coni Malagò, non come tale s’intende ma semplicemente come Presidente dell’Aniene e solo nelle acque agitate di antiche polemiche, e da quella pallonara messo da parte il Presidente del più popolare degli sport. Giustizie indipendenti dai tempi della separazione dei Poteri…Fatti e sentenze non sembrano assimilabili nelle fattispecie, dirlo è un’ovvietà: lo si fa per non partecipare al polverone. Ma non saranno le due cose almeno una spia dell’età del malessere che i poteri dello sport stanno vivendo?