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Giannini: “Con lo Slavia impresa sfumata. Lì finirono le avventure mie e di Mazzone”

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Le parole dell'ex capitano giallorosso: "Lacrime, non di gioia. Dovevamo fare un'impresa e ci stavamo riuscendo. Dopo il mio gol corsi sotto la Sud, non riuscivo a fermarmi"
Redazione

La sliding door di Giuseppe Giannini si chiama Slavia Praga, o per essere più precisi, Jiri Vávra, che al minuto 112 ha rotto l'incantesimo. L'ex capitano giallorosso ha raccontato quella partita in un'intervista rilasciata a Il Messaggero. Ritorno dei quarti di Coppa Uefa, 19 marzo 1996, la Roma ospita all'Olimpico la squadra ceca, con il peso della sconfitta per 2-0 tra la neve e il ghiaccio dello stadio di Praga. Giannini regala le sue gemme, segna la rete del 2-0, che porta la Roma ai supplementari. Checco Moriero replica con il gol del tre a zero, che avrebbe evitato i rigori e regalato la semifinale alla Roma. Poi è arrivato Vavra.

Giannini, se le nominano lo Slavia Praga? "Sensazioni pessime, nonostante i tan-ti anni passati".

Serata maledetta. "È il termine giusto. Un'impresa sfumata. Ma purtroppo quella partita è entrata comunque nella storia".

La Roma ne ha vis- sute di serate così. "Appunto. Spesso ci ricordiamo le partite memorabili, giocate con il cuore. Le vittorie sfiorate, mancate dopo aver vissuto grandi emozioni. Come Roma-Torino, finale di Coppa Italia del 1993, lì addirittura di reti ne segnai 3 senza portare niente a casa".

Con lo Slavia, l'emozione si è trasformata in rabbia. "Lacrime, non di gioia. Dovevamo fare un'impresa e ci stavamo riuscendo. Dopo il mio gol corsi sotto la Sud, non riuscivo a fermarmi. Si stava concludendo la mia carriera nella Roma e io la stavo portando alla semifinale e chissà come sarebbe andata".

La sua fu una partita memorabile, nonostante sapesse che doveva andare via. "Il presidente Sensi aveva deciso di non rinnovarmi il contratto, Mazzone continuava a puntare su di me, nonostante in tanti mi avessero già fatto il funerale. Giocammo una grande partita, tutti".

Lo ricorda il gol? "Carboni doveva calciare una punizione da destra, ma visto che era mancino non mi aspettavo la palla sul secondo palo, e andai sul primo. Di testa, in girata, l'ho messa dentro. Una gioia accecante. Ci sembrava di essere arrivati al traguardo".

Poi, arriva Vavra. "Un gol casuale, tiro da fuori dopo un lungo rinvio del portiere. Quella sera è finita anche l'avventura di Mazzone. E nel peggiore dei modi".

Se la Roma avesse vinto, magari sarebbe rimasto? "Ormai era tutto deciso e non dipendeva da me".

E domani, come la vede? "Altra storia, altro momento. Non c'è l'ansia da rimonta, ma ovvio, la Roma proverà a vincere per finire prima nel girone. Il pubblico però sì, sarà lo stesso".

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