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Il Messaggero

Gasperini, mai dire Inter

Gasperini, mai dire Inter - immagine 1
Sabato Gasperini incrocia la sua bestia nera: dall’esonero nel 2011 (sostituito in corsa da Ranieri) al clamoroso ko per 7-1 nel 2016, il tecnico giallorosso non batte i nerazzurri da 15 gare
Redazione

Non lo dà e non lo darà a vedere nemmeno venerdì, nella conferenza stampa della vigilia. Ma quelle cinque lettere, Inter, rappresentano una cicatrice professionale che Gasperini ha sì archiviato, anche se poi, almeno un paio di volte all'anno torna a prudergli in modo fastidioso sia i ricordi che l'orgoglio. Non solo per quella parentesi sfortunata durata 5 partite ufficiali, da luglio a settembre. Basti pensare che negli ultimi 15 confronti contro l'Inter ha racimolato 5 pareggi e 10 sconfitte, e non batte i nerazzurri addirittura dal lontano 11 novembre 2018. A questo punto - scrive Stefano Carina su 'Il Messaggero' - è più facile provare a chiarire il suo flop a Milano. Gasp non parla mai volentieri dell'argomento ma c'è quella frase che non ha rinnegato nemmeno il giorno della presentazione a Trigoria: "Sono stato troppo accomodante, invece dovevo entrare forte, senza compromessi. In ambienti del genere o spacchi o vieni spaccato". Perché poi essere sé stessi, bene o male nella vita paga sempre. E invece il tecnico - arrivato un anno dopo il ciclone Mou che aveva già stritolato Benitez e Leonardo nella stagione precedente - fu annichilito dalle esigenze del Fpf nerazzurro, con le promesse non mantenute di Moratti di confermargli Eto'o e comprargli il figlioccio Palacio, sostituiti mestamente da Forlan a fine carriera e Zarate."Io col tridente Palacio-Milito-Eto'o ero pronto a sfidare il mondo": la sua avventura si fermò invece in modo malinconico a 52 chilometri da Milano, a Novara (sostituito in corsa da Ranieri), sotto i colpi di Meggiorini e Rigoni, divenuti per 90' imprendibili per quel Chivu che curiosamente incrocerà sabato in panchina. Ma l’Inter per Gasp è anche la sconfitta più dura rimediata in carriera. A rifilargliela fu Pioli, nel 2016-17. Sette a uno, con triplette di Banega e Icardi. Altri tempi. Quello di sabato è l’appuntamento per iniziare a capire realmente cos'è la nuova Roma e dove può arrivare.