rassegna stampa

Garcia Atto II caccia a Capello

Vincere a Roma dà un senso di immortalità, il tecnico friulano e tutta la banda del 2000 ne sa qualcosa e Francesco è rimasto l’ultimo porta bandiera di quell’impresa che oggi i tifosi ancora portano nel cuore.

finconsadmin

Rudi Garcia, nella passata stagione, si è tolto parecchie soddisfazioni. Tanto per cominciare ha riportato la Roma in Champions League dopo aver sognato lo scudetto per più di tre quarti del campionato, pronti/via ha vinto le prime dieci partite del torneo e ha ridato - al di là dei micro-successi - dignità a una squadra abbattuta e abbacchiata dal derby di Coppa Italia e questa forse è la cosa più importante. Il difficile viene ora: emulare Fabio Capello che, al suo secondo anno sulla panchina dei giallorossi, ha portato a casa uno scudetto, stagione 2000/2001. Un titolo che è rimasto lì, da solo, senza replica. Lo hanno sfiorato Spalletti e Ranieri, quest’ultimo addirittura al primo tentativo. Rudi - ora al suo secondo anno in panchina della Roma - insegue Fabio e le sensazioni che si respirano sono le stesse a tredici anni di distanza.

SENZA SCUSE -  Capello, al primo anno di Roma, è andato male (sesto posto), qui la differenza con Garcia è netta (secondo).

La Roma del 1999 stentava, Don Fabio, dopo un pareggio casalingo contro l’Udinese, aveva rischiato addirittura l’esonero. Poi Baldini si è inventato un rilancio: rinnovo del contratto e avanti con lui, obtorto collo. Nell’estate del 2000, Capello si era detto soddisfatto della campagna acquisti: «Non abbiamo scuse, dobbiamo puntare allo scudetto», le sue parole di allora. Erano arrivati Emerson, Samuel, Zebina e soprattutto Batistuta, i big erano rimasti; Garcia ha perso solo Benatia (e ancora se lo sogna la notte, forse), ma la società lo ha accontentato costruendo una squadra esperta e pronta per prendersi il vertice: Cole, Manolas, Holebas, Iturbe, Astori. Infatti Rudi, poco prima della fine dell’ultimo mercato e poi alla vigilia della prima con la Fiorentina, ha replicato quel vecchio refrain di Capello: «Accettiamo la sfida, siamo pronti per lo scudetto». Nessuno si nasconde, insomma, perché sarebbe inutile. La Roma non è una sorpresa e non potrà esserlo per nessuno. Lo scorso anno andava bene volare bassi e pensare soprattutto a tornare a giocare in Europa, quest’anno no, tutti hanno in testa che l’obiettivo principale sia di un altro livello.

DIFFERENZE E ANALOGIE -  Ciò che potrebbe sembrare una sorta di bastone tra le ruote - in chiave lotta per il primo posto, sia chiaro - per Garcia è la Champions. La Roma di Capello, l’anno dell’ultimo scudetto, giocava la Coppa Uefa, cioè l’attuale Europa League, e l’eliminazione agli ottavi (contro il Liverpool, che poi vincerà la competizione) ha dato slancio ai giallorossi per la vittoria del terzo titolo; Garcia invece sarà impegnato in Champions - e questo lo gratifica - ma la doppia gestione, come noto, crea parecchi problemi. Ma i tempi sono cambiati e la rosa che ha disposizione Rudi è più ampia rispetto a quella di Capello: ventiquattro i calciatori a disposizione del tecnico di Pieris, ventotto quelli per l’allenatore di Nemours, considerando che, a proposito di qualità, il primo cambio a centrocampo tredici anni fa era Guigou, oggi è Nainggolan o Keita. Tutti e due, Fabio e Rudi, hanno cominciato l’anno calcistico con un infortunato eccellente fermo ai box: Emerson ha mollato Capello quasi al fischio d’inizio dell’annata (era agosto quando si è fatto male ai legamenti), Strootman si è fatto rotto ad aprile della passata stagione e rientrerà tra più di un mese. Ciò che li unisce, e questo pare incredibile visto che sono passati tanti anni, è Francesco Totti. Giovane e esplosivo ventiquattrenne ai tempi del terzo scudetto, trentottenne oggi. La classe di Francesco è quella specie di filo sottile che unisce ogni speranza di gloria. Perché vincere a Roma dà un senso di immortalità, Capello e tutta la banda del 2000 ne sa qualcosa e Francesco è rimasto l’ultimo porta bandiera di quell’impresa che oggi i tifosi ancora portano nel cuore.

EMPOLI E MAICON -  Sabato si gioca, i nazionali sono tornati e Maicon sta pian piano ritrovando la via della normalità pure nella Seleçao. Il brasiliano ieri si è allenato regolarmente, Garcia si sta convincendo di portarlo a Empoli, anche se magari non lo farà giocare dall’inizio. Castan ha recuperato, lui ci sarà sicuramente. Totti c’è ma forse non si vedrà. Cominciano gli impegni ravvicinati, le forze vanno centellinate.