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rassegna stampa

Friedkin, pressioni su Jim ma il prezzo non è giusto

Continua la partita a scacchi tra il magnate texano e il presidente della Roma per la cessione del club

Redazione

Aspettando Jim. La nuova proposta di Friedkin è sul piatto. Non si discosta dalla precedente presentata a maggio sul quantum (490 più 85 come quota di aumento capitale riservato) ma nelle modalità, scrive Stefano Carina su Il Messaggero, e le condizioni.

Tocca a Pallotta decidere. Per ora il presidente della Roma prende tempo. E l’attesa è logica guardandola con i suoi occhi. L’ago della bilancia in questa partita che porta alla cessione rimane sempre lo stadio che potrebbe - qualora ci fosse il via libera dal Comune - di colpo rialzare le quotazioni del club, drasticamente scese nel post-Covid rispetto ai 704 milioni sui quali si stava discutendo tra fine 2019 e inizio 2020.

Pallotta ha deciso di rischiare. Del resto è il suo mestiere. Dopo aver garantito (con un’operazione di factoring sui futuri introiti al botteghino) la liquidità necessaria al club per l’immediato (26 milioni) e aver chiesto un prestito bancario di 6 milioni di euro con la garanzia statale in base al Decreto Liquidità dell’8 aprile (che permette alla società di risparmiare sul tasso d’interesse, passato dal 12% al 2,35% annuo) per pagare gli stipendi ai dipendenti, proprio in virtù del provvedimento governativo può attendere sino al 31 dicembre per completare l’aumento di capitale.

Rischia dunque di diventare una partita a scacchi. E in quest’ottica, la mossa di Friedkin - consapevole che Pallotta chiede almeno 600 milioni per farsi da parte - può essere interpretata soltanto come un modo per mettere pressione all’imprenditore bostoniano a livello mediatico, anche perché le due piste alternative (sudamericana legata a Baldini e paesi arabi seguita da vicino da Baldissoni) per ora non sono decollate.

L’unico pronto rimane Friedkin. L’ultima mossa è lì a dimostrarlo.