(Il Messaggero - M.Ferretti) - Qualcuno, stropicciandosi gli occhi, ha cominciato a chiederselo: ma è ancora lui o è il figlio? Complicato, per molti critici miopi, accettare che quel ragazzetto con la maglia numero 10 sulle spalle che domenica sera a San Siro ha dato spettacolo contro l’Inter abbia davvero trentasei anni, cioè diciannove più del suo compagno di squadra Romagnoli. Francesco Totti, incantando la platea, sta smentendo tutte le chiacchiere (cattive) che circolavano sul suo conto fin dal primo giorno del ritorno di Zdenek Zeman sulla panchina della Roma. Non ce la farà mai a fare i gradoni, il commento più antipatico; non potrà mai reggere i ritmi di allenamento del boemo, gli veniva pronosticato.
rassegna stampa
Francesco all’infinito
(Il Messaggero – M.Ferretti) – Qualcuno, stropicciandosi gli occhi, ha cominciato a chiederselo: ma è ancora lui o è il figlio?
Il capitano si è piazzato in testa al gruppo e, sudando e correndo come nessuno immaginava, ha raggiunto una condizione invidiabile. E se lui riesce a unire la classe alla forma atletica, sono dolori. E ne sa qualcosa il coetaneo Andrea Stramaccioni, allenatore di un’Inter devastata dai colpi di Francesco. Novantanove palloni toccati, 2 passaggi filtranti, 7 lanci positivi, 3 cross, 2 sponde e 3 assist. Altro?
Dall’inizio del ritiro di Riscone di Brunico ha perso sei chili, ha plasmato ulteriormente il proprio fisico e, sfidando tutti, anche se stesso, ha recuperato la voglia di zittire i critici; quelli del Totti è sul viale del tramonto oppure Totti è la zavorra della Roma. Ieri, cioè il giorno dopo lo spettacolo milanese, Francesco era regolarmente in campo per l’allenamento post partita: un lavoro defatigante in compagnia di quanti avevano giocato contro l’Inter. Il capitano settimanalmente fa lo stesso lavoro della squadra poi, a seconda delle sue esigenze, toglie o addirittura aggiunge qualcosa al programma del boemo. Zeman l’ha fatto sempre giocare non perché Francesco sia suo amico, ma perché il capitano l’ha sempre realmente meritato. [...]
E da qui sono partiti tutti i dibattiti sul nuovo (vecchio) calcio di Zeman. L’avere o il non avere Totti in campo condiziona la manovra della Roma perché il capitano non sta esattamente nei rigidi schemi del calcio integralista del boemo. Quando c’è stato, ad esempio contro il Catania, non ha brillato, e con lui la Roma; quando, come a Milano, si è mosso secondo istinto, per la Roma sono stati fuochi d’artificio. [...]
E sono state tante (e belle) anche le giocate che ha proposto da esterno a destra. Se mai, va registrato un dato statistico: Totti contro l’Inter non ha mai tirato seriamente verso la porta avversaria. Un evento che probabilmente non era mai accaduto nella sua storia giallorossa. Ma qualcuno ha voglia di lamentarsi o di rinfacciarglielo?
Come per incanto, tutti i soloni della critica che dopo la partita con il Catania l’avevano accusato (e con lui Zeman) di stare troppo lontano dalla porta hanno dovuto cambiare bersaglio: Totti li ha annichiliti muovendosi in ogni angolo del campo e regalando in continuazione perle di calcio. [...]
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