Possibile, scrive Mimmo Ferretti su Il Messaggero, che la storia di una capitano romano e romanista della Roma si debba concludere al termine di una deludente partita di Europa League in una fredda, umida notte di dicembre? E dopo aver confezionato il primo autogol della sua carriera in giallorosso? Il calcio, si sa, è strano ma davvero al suo interno non c’è più spazio per qualcosa che non sia soltanto tecnico o tattico? Il rischio che Alessandro Florenzi abbia giocato ieri all’Olimpico la sua ultima partita con la fascia di capitano al braccio della Roma c’è ed è concreto.
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Florenzi, gradi di separazione: l’ultima notte è della resa
Tra lui e Paulo Fonseca non sembra esserci feeling, di alcun tipo
Tra lui e Paulo Fonseca non sembra esserci feeling, di alcun tipo. Il divorzio è spesso la soluzione migliore per risolvere i mali, però stavolta c’è dimezzo (anche) il capitano della squadra. E nessuno può negare che a Roma (e alla Roma) i gradi siano qualcosa di importante, addirittura di storico ricordando personaggi come Agostino Di Bartolomei, Peppe Giannini,Francesco Totti e Daniele De Rossi.
Florenzi non è e non sarà mai uno dalla caratura tecnica dei suoi precedessori concittadini; se il ruolo di capitano non giocatore gli sta stretto fa bene a fare ogni tipo di valutazione per il futuro. Essere il capitano non può e non deve garantirgli un posto stabile in squadra, ma deve indurre tutti (giocatore, tecnico e società) a una serena e profonda riflessione.
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