rassegna stampa

Eusebio solo al comando

LaPresse

Di Francesco a Trigoria vive ormai da separato in casa. Se perde domenica il suo esonero diventerà inevitabile

Redazione

Jim Pallotta magari avrebbe agito con largo anticipo, perché si è convinto da un bel po’ che Di Francesco non abbia (più) grandi soluzioni da proporre, scrive Alessandro Angeloni su Il Messaggero.

La stagione è largamente compromessa e rischia di diventare irrecuperabile, ma i possibili sostituiti prendibili, da Montella a Paulo Sousa, da Blanc a Donadoni, convincono e non convincono. Domenica sera la Roma dovesse raccogliere un’altra figuraccia con il Genoa, l'esonero sarà inevitabile e questa decisione, secondo Pallotta, spetta a Monchi.

L’umore del presidente è nero, i conti non gli tornano: la squadra quest’anno costa più di quella dell’anno scorso (sono aumentati i giocatori, quindi gli ingaggi, e la valutazione di alcuni elementi ora è calata) e rischia di non andare in Champions.

Il ritiro a tempo indeterminato non solo non ha funzionato, ma di fatto non è esistito: la squadra non lo voleva prima ed è stata felice che dopo Plzen si sia deciso di annullarlo. Di Francesco ha perso la serenità, si vede dallo sguardo, dalle cose che dice. Ora poi, non ci sono nemmeno i veterani, molti di loro fermi ai box, che potrebbero dargli una mano. La politica dei giovani può pure funzionare, ma l’impiego in massa dei ragazzi porta poco lontano. Perché il giovane, per natura, è incostante e caratterialmente meno definito.

E la Roma per i giovani ha strainvestito. La scelta di Pastore è stata quantomeno azzardata, per i costi, per l’età e per la sua fragilità fisica. Marcano, dopo Moreno, è la dimostrazione che non si riesca a trovare un difensore centrale utile per dare fiato ai titolari. Per non parlare poi di Karsdorp, in quasi due anni 4 presenze. Quattro. Alla squadra manca lo spirito, la personalità, il senso di appartenenza, che Di Francesco aveva da giocatore e che ha provato a ripristinare da allenatore.