La Superlega, inutile negarlo, ha dato un forte scossone a tutto il sistema calcistico, scrive Emiliano Bernardini su Il Messaggero. Ecco perché la prossima stagione sembra essere quella giusta per dare il via ad una riforma. O meglio il presidente della Federcalcio vuole forzare la mano per realizzarla. Nel suo cassetto, da tempo, ci sono molte idee. Alcune le ha esposte durante il consiglio federale di ieri, altre vanno perfezionate. Non è un caso che la prossima settimana voglia riconvocare le parti per iniziare a gettare le basi della discussione. Gravina è l'uomo forte del calcio italiano. Ha il vento in poppa e vuole sfruttarlo. Così come il fatto che i suoi oppositori, in questo momento, sono fuorigioco.
Il Messaggero
Effetto Superlega sul calcio italiano
Il presidente Gravina vuole accelerare la riforma: serie A a 18 squadre e playoff
In via Allegri ieri si è discusso e approvato molto. A partire dalle norme anti ribelli. È stato introdotto nelle licenze nazionali (e dunque modificato l'art. 16 delle Noif) che «ai fini della iscrizione al campionato la società si impegna a non partecipare a competizioni organizzate da associazioni private non riconosciute dalla Fifa, dalla Uefa e dalla Figc». Tale norma riguarda anche tornei e partite amichevoli. Delibera votata all'unanimità. C'è stato anche il sì dell'ad dell'Inter, Marotta. Altro punto importante è il tetto alle spese. Come anticipato ieri da Il Messaggero dalla prossima stagione l'idea è quelli di non superare l'80% dei costi rapportati al monte ricavi. Ma chi vorrà spendere di più potrà farlo ma a patto di "mettere a disposizione del sistema una garanzia fideiussoria che certifichi la sua possibilità di spendere".
L'obiettivo a lungo termine è quello di portare la serie A a 18 squadre. Di sicuro non prima di 3 anni visto che i contratti tv sono stati già venduti. Con ogni probabilità avverrà con la nuova Champions League che aumenta di 4 le finestre infrasettimanali. Dunque fondamentale sfrondare il calendario. E poi c'è sempre l'idea dei playoff.
Ma la riforma deve partire dalla base. Ecco perché a rischiare di più saranno la C e la B. La serie C con 60 squadre è diventata insostenibile. Si regge a malapena. L'idea di Gravina è quella di farla migrare verso il semiprofessionismo (se ne parla da anni ma non c'è una normativa e in ogni caso serve l'appoggio del governo). Si pensa anche all'inserimento dei contratti di apprendistato per i calciatori più giovani. Ma è chiaro che serva il parare positivo della C.
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