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Forse l'altra sera siamo stati sorpresi un po' tutti. In tanti, almeno. Perché era complicato immaginare una Roma così coraggiosa, già con un ritmo poco agostano, già tanto gasperiniana. E s'intende - scrive Alessandro Angeloni su Il Messaggero - una squadra capace di tenere alto il pressing, di saper difendere in blocco, di andare sempre dritta verso la porta avversaria. Di guardare avanti e mai indietro, anche quando le forze stavano scemando e il risultato ancora in bilico. Era complicato aspettarsi tutto questo perché, come sappiamo, la Roma non è riuscita a completarsi sul mercato e ad appagare in pieno le richieste del tecnico. Abbiamo visto una Roma gasperiniana anche per il gioco sugli esterni, ben alternati, aiutata dalla crescita, in partita, di Wesley, che va disciplinato e servito in corsa, ma è già risultato decisivo all'esordio. E il brasiliano veniva da un precampionato allarmante, nel quale non ne aveva azzeccata una. Abbiamo visto una Roma gasperiniana nel puzzle degli attaccanti, almeno quelli che ci sono. Ferguson è giocatore di calcio, intraprendente, tosto, va solo servito meglio; Dovbyk, e chissà che ne sarà di lui, al momento è un supporto offensivo. Il centrocampo ha visto protagonisti Koné e Cristante, anche se in modo diverso. Là dietro, la rosa è un po' corta, in attesa del miglior Ghilardi, serve un altro centrale, capace di dare fiato a Mancini. Un difensore, e non solo lui.
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