"Nessuno deve parlare perché non c'è niente da dire oltre a quello che dirò io". Comincia subito col botto José Morinho, che entra nella sala stampa della "Fortuna Arena" dopo la sconfitta e si capisce subito che aria tira, scrive Alessandro Angeloni su Il Messaggero. Basta guardarlo, non c'è nemmeno bisogno che parli, che aggiunga chissà cosa: è nero. Come dopo la "orribile" notte di Bodo, quando ha attaccato dal primo all'ultimo tutti i suoi giocatori. Stavolta salva solo Bove, per carineria verso un ragazzo che si impegna e ce la mette tutta, a differenza - questa volta - degli altri. José parla di professionalità sua e non dei giocatori, del romanismo suo e non dei suoi, definisce i suoi difensori "attaccanti dello Slavia", non facendogli proprio un complimento. Insomma, ce l'ha con tutti. Come si spiega la sconfitta? "Non me la spiego. E' stata una partita orribile. Voglio essere onesto: vittoria meritata dello Slavia. Ultra meritata. Di solito quando si perde, si fa qualcosa. Stavolta noi nulla. Ho fatto un'analisi con i giocatori e ho deciso che non devono parlare, lo faccio io e basta. Non mi è piaciuto niente, solo Bove. Il suo atteggiamento, la sua serietà, la sua concentrazione. Come è entrato e come è uscito". Il dubbio per spiegare una partita così, viene: tanti giocatori, che vivono la città più di Mourinho, hanno sentito il derby. "Nessuno vive la città più di me; nessuno vive il club più di me. Roma è speciale ma la mia professione va al di là di questo. È possibile allora che qualche giocatore non abbia il senso di professionalità che ho io, questo sì. Se vinciamo il derby non dimenticherò comunque questa serata". I cambi che ha fatto? "Ho lasciato fuori Dybala che aveva bisogno di riposare e Cristante che fa 12 km a partita, ma non è che pensavo al derby. La partita importante era qui e non l'abbiamo giocata. Ma è ridicolo pensare che abbiamo perso solo per questo o perché avevamo in testa la Lazio. Ci sono stati i contrasti che non abbiamo vinto, la palla non è stata mai gestita bene, ogni seconda palla era degli avversari. Il finale è di speranza, con messaggio agli scaramantici: "La colpa è mia, sono l'allenatore e me la devo assumere. Ma voglio ricordare: Bodo nella prima stagione (con vittoria della Conference, ndi), Ludogorets nella seconda (con finale di Europa League, ndi) e stavolta qui. Ma io non sono scaramantico però qualcuno sì. Ogni stagione nel girone facciamo una partita di questo livello. E magari qualcuno è contento".
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