La partita di Mourinho comincia poco prima del fischio d’inizio, scrive Stefano Carina su Il Messaggero. Evitato accuratamente il pre-gara e lasciato al palcoscenico allo staff e alla squadra nel riscaldamento, lo Special One sale le scalette che portano in campo alle 20:40. Si guarda intorno, compiaciuto e anche leggermente emozionato. Come leggere uno striscione che appare nella parte bassa della curva: “Mourinho carica con noi". Non c’è Abraham, Zaniolo o Pellegrini che tengano: il boato che la Sud riserva a Josè viene udito anche a Trastevere. È lui il colpo di mercato, l’uomo dei sogni al quale affidarsi per tornare nel calcio che conta. Appena entrato in campo, da buon padrone di casa va a salutare Italiano. Poi un cenno alla tribuna che lo acclama per sedersi in panchina. Si parte. Mou bofonchia subito su un rilancio sbagliato di Ibanez e dopo 200 secondi è già in piedi. Rimprovera il brasiliano si rimette seduto. Josè è una molla. Viva la gara come se fosse uno dei 22 sul terreno di gioco. Mima i passaggi, si arrabbia quando un cross di Mkhitaryan non trova la testa di Abraham, invita a salire Vina. Rimane impassibile invece nei momenti chiave, come se avesse presagito in entrambi i casi l’esito favorevole della chiamata arbitrare. Il vantaggio lo carica. Applaude, chiede ai suoi di aumentare il ritmo. Si siede e attende che la partita riinizi e per ingannare il tempo scrive appunti. Neanche il tempo di qualche indicazione che Zaniolo viene espulso. Mou fa una smorfia, ma poi incita Rui Patricio sulle parate. Predica calma sia dopo il pari che dopo i vantaggi. La stessa calma che chiederà alla piazza nelle prossime settimane.
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Non c’è Abraham, Zaniolo o Pellegrini che tengano: il boato che la Sud riserva a Josè viene udito anche a Trastevere
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