rassegna stampa

Dzeko soffre di solitudine: gli serve un partner

W se Edin per rendere al meglio, al netto della mancanza di cattiveria più volte rimproveratagli da Spalletti, avesse bisogno vicino a lui di un terminale offensivo con il quale condividere il peso dell'attacco?

Redazione

Anche stavolta si torna a parlare di Dzeko, che ancora una volta non è riuscito ad essere decisivo. Come al solito valutare la prova del bosniaco è difficile, scrive Stefano Carina su "Il Messaggero". Non ci si può infatti dimenticare del fallo che subisce da Tomovic in area del primo tempo e del lavoro profuso quando riesce ad eludere la marcatura di Rodriguez concludendo almeno tre volte a rete. Poi però ci sono le conclusioni in porta e qui cala il sipario. Anche al Franchi, Edin è stato messo a tu per tu con il portiere avversario in due occasioni. Nella prima, indisturbato, ha concluso al lato di testa. Nella seconda, ha sparato il pallone in curva Fiesole. Poi l'arbitro Rizzoli non si accorge di un fuorigioco di un metro di Kalinic, la Roma perde e inevitabilmente tornano in mente i suoi errori.

Dzeko, però, non è un killer d'area se non supportato da un compagno, lo dice la sua storia. Non è un caso che il meglio in carriera lo abbia dato quando ha giocato vicino ad una prima punta di ruolo. Stagione 2008-09: Edin nel Wolfsburg segna 26 gol (top in carriera) vicino a Grafite che ne fa 28. Nel triennio 2011-14, il bosniaco va costantemente in doppia cifra (14-14-16). E chi ha vicino? Aguero che cala un tris da 52 centri. Da qui la provocazione: e se Edin per rendere al meglio, al netto della mancanza di cattiveria più volte rimproveratagli da Spalletti, avesse bisogno vicino a lui di un terminale offensivo con il quale condividere il peso dell'attacco?