Dzeko è sparito. Non come calciatore, per carità, come evidenzia Ugo Trani su Il Messaggero, ma nell’idea che lo aveva però accompagnato al suo arrivo a Roma. Quando una piazza che nell’ultimo trentennio ha potuto vantarsi di avere come centravanti gente del calibro di Pruzzo, Voeller, Balbo, Batistuta, Montella (e perché no, anche Totti che centravanti non è ma lo è diventato a suo modo), Dzeko rappresentava il ritorno al passato. Era «l’attaccante che riempie l’area», lo «spaccaporte» atteso per anni, la prima punta che avrebbe permesso alla Roma di puntare decisamente allo scudetto.
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Dzeko, ecco il nueve falso
Il bosniaco sta tradendo le attese della società e dei tifosi e i suoi errori hanno condizionato il cammino della Roma. Ci si aspettava uno “spaccaporte”, un uomo da 20 gol ma il suo rendimento per ora risulta molto deficitario
Edin, invece, si è fermato al 30 agosto. Ha sì poi segnato qualche gol (6 in campionato) ma da quel giorno di fine estate si è persa la sensazione d’invulnerabilità, di potenza e sicurezza che lo aveva accompagnato. L’errore di Madrid, sullo 0-0, è solo l’ultimo di una serie che avrebbe potuto cambiare la stagione giallorossa.
Con questo non è che si voglia andare alla ricerca di un capro espiatorio ma è un semplice tentativo di analizzare quanto sta accadendo.
Dzeko è stato preso per segnare gol decisivi.Quelli dell’1-0 e tutti a casa per intenderci. Negli occhi invece rimangono soprattutto gli errori sottoporta, avvenuti (suo malgrado) sempre sullo 0-0 di gare poi perse (o pareggiate).
L’impressione è che l’errore sia stato a monte. Tecnico, tattico e mediatico. Nel presentarlo, ad esempio: «Dzeko, l’uomo da 20 gol a stagione». In realtà sopra questa soglia c’è andato soltanto due volte in 14 anni di carriera: al Wolfburg (26 e 22 nel biennio 2008-10). Poi si è avvicinato soltanto nel 2013-14 al City (16 reti). Tre stagioni dove ha giocato non come unico terminale offensivo ma vicino a due centravanti: Grafite e Aguero. Diversi tra loro, ok. Ma sempre centravanti. E allora forse non è un caso che le cose migliori, anche a Roma, Edin le abbia fatte vedere come suggeritore piuttosto che come finalizzatore. Piedi da trequartista o se preferite, da falso nueve. O, passateci la battuta, da nueve falso, a vedere il rendimento stagionale.
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