A Lorenzo Pellegrini manca sempre qualcosa per esplodere definitivamente, scrive Alessandro Angeloni su Il Messaggero. Nella Roma, fatica. In Nazionale, stesso discorso, più o meno.
rassegna stampa
Due mezze partite, un mezzo Pellegrini: cronistoria di un talento spesso a metà
Lorenzo si gode la fiducia del Ct e di Di Francesco ma poi gioca sempre un tempo senza mai esaltare
Esplosione, per altro, avvenuta nel biennio al Sassuolo (2015/2017), per tornare poi a Roma con sulle spalle 54 presenze, coppe comprese, 11 reti e 8 assist. Quando Rudi Garcia decise di farlo esordire a Cesena nel marzo del 2015, si intravedeva la stoffa e, appunto, il talento: la predisposizione all'inserimento, al gol. Ma l'esplosione definitiva, la consacrazione in una big, ancora deve arrivare. E non si capisce il perché. Qualcosa non va. Nemmeno in Nazionale. Mancini crede in lui, così come Di Francesco. Quarantacinque minuti in tre partite con la maglia della Roma, quarantacinque a Bologna contro la Polonia. Entra, sparisce in campo e poi sparisce dal campo.
Se il Manchester, e in precedenza la Juve, gli avevano messo gli occhi addosso, forse quel talento esiste davvero in lui. Allora va solo tirato fuori. Ma il futuro non aspetta e Lorenzo rischia di saltare la prossima della Nazionale con il Portogallo e nella Roma non è diventato un titolare nemmeno dopo la partenza di Strootman.
Di Francesco solo sette volte su trentasei presenze in campionato gli ha regalato 90 minuti, sedici volte è stato cambiato. Aspettiamo ancora, forse ne varrà la pena.
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