Come sta Doumbia? Ma recupera? Speriamo bene. Sembrano passati quindici anni, un lungo periodo di ricostruzione emotiva e psicologica. Una trasformazione quasi culturale. Eppure non è così: c’è stato uno schiocco di dita, un paio di gol e il sole è tornato a splendere. Anzi, non si era mai abbassato, concedendo la scena al buio. Funziona così, si dimentica tutto e da bufala diventi un re. E oggi, setacciando i vari social network, non trovi nessuno (o quasi) disposto a ripetere il pensiero di qualche settimana fa: Doumbia, ma che l’abbiamo preso a fare? Oblio. La coerenza in questi casi non è una virtù, diventa cocciutaggine, oltranzismo, è pure difesa delle proprie idee, che è quanto di peggio possa esserci. Ma è curioso, e per certi versi anche piacevole (come di dice in questi casi: è il bello del calcio), sentire in giro la preoccupazione dei tifosi, tutti intenti a sapere come sta Doumbia e se recupera per San Siro.
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Doumbia l’attimo vincente
Prima era considerato un brocco oggi è facile sentire in giro la preoccupazione dei tifosi, tutti intenti a sapere come sta l'ivoriano e se recupera per San Siro
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