rassegna stampa

Dico quello che (non) penso è diventato un vizio Capitale

LaPresse

Il dovere è quasi un optional e il diritto semplicemente un'opzione in più per fare i propri comodi

Redazione

Roma è una città di complicata comprensione. A Roma il senso di libertà è un concetto troppo ampio, scrive Mimmo Ferretti su Il Messaggero, al punto che il dovere è quasi un optional e il diritto semplicemente un'opzione in più per fare i propri comodi. Figuratevi, perciò, che cosa può accadere quando a Roma si parla di calcio, la tribuna più popolare e più accessibile per grandi e piccini, di ogni genere e passione.

Tutti sanno, tutti dicono, tutti sentenziano. E i social, in questo, rappresentano uno strumento diretto e a costo zero. Ma non solo: tutti gli strumenti di informazione/comunicazione si sentano tirati in ballo. Ecco perché Di Francesco e/o Inzaghi diventano oggetto di discussione continua in un dibattito che non taglia fuori nessuno. Così l'allenatore della Roma viene accusato di essere vittima delle volontà altrui, magari esagerando con i cambi di uomini e di modulo, e il suo collega della Lazio di non cambiare mai, di affidarsi sempre ai soliti noti, schemi compresi.

Che poi la verità vera sia un'altra, poco importa. Oggi non contano le notizie vere, ma quelle verosimili. Quelle belle, cioè ad effetto.

Quando si tratta di calcio tutto è lecito, permesso, accettato. E così EDF è diventato, anzi è tornato ad essere un brocco incapace e Simone uno che fatica pure a battere il Frosinone in casa. La verità (che parolone...) è che Eusebio in alcune circostanze ha sbagliato e che la Lazio di oggi non gioca ancora come quella di ieri, ma da qui alla doppia bocciatura d'inizio settembre ce ne passa. A patto che uno non voglia speculare, anche solo dialetticamente, sulla classifica delle due romane, che insieme fanno i punti del Sassuolo. A Roma si tira avanti millantando, conviene farlo, si ha l'interesse a farlo per evitare che venga scoperta la propria ignoranza. Magari dicendo quello che non si pensa.