rassegna stampa

Di Francesco sale sul palco per il bis: ecco come può arrivare fino a Kiev

La Roma, dopo aver perso 5 a 2 la gara d’andata, deve vincere almeno 3 a 0

Redazione

Poche parole, ma inequivocabili: "Chi non ci crede, resti pure a casa". Di Francesco, già a caldo dopo il pesante e rumoroso ko di Alfield, si è pubblicamente rivolto ai suoi giocatori, come scrive Ugo Trani su Il Messaggero.

Lo slogan sta accompagnando da martedì scorso la Roma verso la semifinale di ritorno contro il Liverpool. E l’allenatore lo ripeterà ancora, domani sera, ai 18 calciatori giallorossi entreranno con lui nella pancia dello stadio. "Crediamoci", urlerà Eusebio. La Nuova Impresa è possibile. Vale la pena provarci.

La Roma, dopo aver perso 5 a 2 la gara d’andata, deve vincere almeno 3 a 0. E’ il punteggio esatto che l’ha già qualificata contro il Barcellona. In Champions le punte giallorosse hanno sempre fatto centro quando la squadra ne ha avuto bisogno. E’ successo nella prima fase e soprattutto, nel nuovo anno, dagli ottavi in poi. Già in 3 delle 11 partite di questa edizione Eusebio ha festeggiato 3 reti dei suoi giocatori. Il 1° match con il tris è quello che ha poi caratterizzato il percorso in Europa: il 3 a 3 di Stamford Bridge contro il Chelsea, nella notte della svolta. E, sempre ad ottobre e contro i Blues di Conte, il 3 a 0 all’Olimpico per prendersi il 1° posto nel gruppo C e al tempo stesso per avvertire le big del nostro continente. L’ultimo 3 a 0 è quello indimenticabile: nel ritorno dei quarti per mandare a casa Messi. La differenza tra la partita contro il Liverpool e quella contro il Barça è nel risultato dell’andata: la manita di Anfield, anche se è la sconfitta più larga dal 24 novembre del 2015 (6 a 1 in Spagna contro il Barcellona e con Garcia in panchina), è meno definitiva del 4 a 1 al Camp Nou. Perché stavolta la promozione si conquista anche vincendo 4 a 1, punteggio che il 10 aprile avrebbe invece portato soltanto ai supplementari.

Più che i numeri, però, conteranno i protagonisti. La Roma, fuori e presto dalla corsa scudetto, sembra più a suo agio in Champions che in campionato. Di Francesco gli ha cucito addosso, cambiando spesso il sistema di gioco, lo spirito moderno ed europeo che, con il pressing e l’aggressività, ha esaltato gli interpreti del suo gruppo che, pur non essendo perfetto, è arrivato fino alla semifinale. Eusebio è l’unico tra i 4 allenatori delle semifinali a non aver giocato la finale. Mai dire mai, però. Almeno fino alla notte in cui batteranno forte più di 60 mila cuori giallorossi.