Presenze previste: 25mila, qualcosa più qualcosa meno. Il derby di Roma è in coma e rischia davvero di morire. Travolto prima da un graduale processo di disamoramento e adesso dalla rottura finale tra Curve e istituzioni. Sei mila biglietti staccati per la Lazio (in casa), altrettanti per la Roma. Aggiungeteci 11mila abbonati biancocelesti e il conto è fatto. Non conta nemmeno l’ultimo saluto a campioni del calibro di Totti e Klose. Oggi vola solo la malinconia sulle seggiole vuote e senza coriandoli, scrive Alberto Abbate su "Il Messaggero".
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Derby, l’emozione che non c’è più
Sarà un derby al tramonto, sarà il derby del silenzio e magari del rimpianto. L'Olimpico rimane praticamente a porte chiuse
Sarà un derby al tramonto, sarà il derby del silenzio e magari del rimpianto. L'Olimpico rimane praticamente a porte chiuse. Questa è un’enorme tristezza, lo ammette pure il presidente del Coni Malagò: «Non potrà essere una partita allegra per quelli che sono, per motivi più o meno simili o più o meno diversi, i ragionamenti delle tifoserie». La Roma ha cercato di ricucire in ogni modo lo strappo, la Lazio ha preso atto delle decisioni delle istituzioni senza intromettersi.
Per trovare un derby con meno gente bisogna risalire a quelli giocati nel ‘90 al Flaminio. A far compagnia ai 14mila abbonati laziali, soltanto i 9.500 tifosi che si erano degnati di acquistare un biglietto: 6mila romanisti e 3.500 laziali. Suppergiù siamo su quei numeri e la Nord ha dato in un comunicato le sue spiegazioni dell’ormai abituale diserzione: «Non solo le barriere, ma anche le difficoltà legate agli orari proibitivi, parcheggi inaccessibili e caro-biglietti». Il vero problema? Gli ultimi numeri incideranno presto pure sui diritti tv, vero motore dei club. E allora Lotito e Pallotta sì che dovranno farsi sentire col prefetto Gabrielli.
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