(Il Messaggero) Il derby è anche questo: l’amore ritrovato dei romanisti per Zeman (ma i laziali sperano si tratti più prosaicamente di una minestra riscaldata) e l’amore a prima vista dei laziali per Petkovic, il Dottore che parla non sa nemmeno lui quante lingue e i tifosi giallorossi sperano che la fiammata si sia già esaurita. O almeno che vada in sonno per i novanta minuti di derby.
rassegna stampa
Derby all’Olimpico, allarme ultrà. La partita della svolta ma non c’è un favorito
(Il Messaggero) Il derby è anche questo: l’amore ritrovato dei romanisti per Zeman (ma i laziali sperano si tratti più prosaicamente di una minestra riscaldata)
Che novanta minuti, questi! In una città e in due squadre che non hanno poi vinto granché, cinque scudetti in due in più d’un secolo, il derby è qualcosa di speciale. Darà pure soltanto tre punti, come dice Zeman, ma sono punti che contano niente: il derby può darti l’inferno e il paradiso, il caffè amaro o dolce al bar sotto casa, lo sguardo basso o il sorriso superiore del vicino di banco o di scrivania.
Ma certo che “è solo una partita di calcio”: però è il derby. Zeman ne fa oggetto delle sue battute, come quella dei 40 mila romanisti all’esordio contro i 500 laziali, o quell’altra del derby che non dimentica, quello perso 3 a 0 sulla panchina della Lazio: il Grande Mister quanto a derby persi, a dir la verità, ha l’imbarazzo della scelta.
Zeman e Petkovic, o Petkovic e Zeman in ordine alfabetico e nel rispetto del padrone di casa, si presentano oggi con il compito (l’obbligo, si direbbe) di compiere l’incompiuto: la Roma dei ragazzi, la meglio gioventù, va a sprazzi e ti fa volare e precipitare con pochi secondi di distanza; la Lazio che ha maggiore età è fatta non per vincere domani, come sembra la Roma, ma per vincere subito. Totti è il fascio laser dell’allegra brigata giallorossa, con capitan Futuro che troppi vedono già Capitan Altrove, che non sia, e Klose è il piede del destino.
Non solo loro, però: c’è dell’altro, e tanto d’altro, in questo derby da vivere ciascuno con la propria passione che non deve sconfinare, né fuori né dentro il campo da gioco, nel campo dell’imbecillità; troppo spesso il confine è stato labile e lo sport è evaporato. Ci si augura, e si vorrebbe, che non fosse questo il caso di oggi. Perché il derby è di tutti e, qualsiasi cosa dica, bisogna starci.
Petkovic dice che ha imparato subito cosa rappresenti il derby, Zeman ne ha vissuti: però non vuol dire niente, perché ogni derby è diverso. E non importa se la domenica prima hai fatto quattro gol come la Roma, o quattro ne hai presi come la Lazio. La statistica e il pronostico possono poco, come il luogo comune che vince chi non è favorito: del resto in questo caso neppure si saprebbe dire chi sia il favorito. Da una parte e dall’altra può essere “la partita della svolta”. La Roma ne ha avute già, di svolte: e subito dopo ha spesso messo la retromarcia; la Lazio vuol vivere una partita europea, come quella contro il Panathinaikos. Noi tutti, tifosi e sportivi, vorremmo vivere quello che il derby può e deve essere: un grande momento di sport e di passione. Per gli sms e gli sfottò c’è tempo, dopo. Oggi è solo l’ora e mezza di “Forza...” quel che vi pare.
Piero Mei
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