La ricchezza di una squadra può essere: Steven Nzonzi alternativa di Daniele De Rossi, o viceversa. Perché quando uno è stanco, gioca l’altro, perché contro una certa squadra è meglio il francese, mentre con un’altra si lascia preferire Daniele. Dopo Madrid, scrive Alessandro Angeloni su Il Messaggero, abbiamo intuito una cosa: i due, insieme, stentano. Stenta soprattutto Steven, perché non ha il passo della mezzala. Ha la presenza, il fisico ma lì diventa un “polpo” senza il condimento; Daniele invece si esalta nelle difficoltà, scivola, lotta, combatte, organizza poco, verticalizza quasi mai, non essendo un regista.
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De Rossi-Nzonzi, viaggio al centro dell’equivoco
I due, insieme, stentano. Il francese ha difficoltà perché non ha il passo della mezzala
Nzonzi e De Rossi possono essere coppia in un 4-2-3-1, forse. Come lo erano Pizarro e De Rossi. Da una questione tattica a un’altra. Che coinvolge il giovane Kluivert, ma non perché è andato in tribuna, ma per i motivi per cui ci è finito: "la tribunetta che fa bene a qualcuno" (citando Di Francesco) diventa un problema.
Coric e Luca Pellegrini altri personaggi in cerca di autore: zero minuti fino a qui. Magari il messaggio è arrivato anche a loro. Kolarov è in difficoltà, possibile che Santon sia meglio di Pellegrini? Possibile. Anche Coric, perché non gioca mai mai?
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