Una sensazione che contrasta con i numeri, scrive Stefano Carina su Il Messaggero. Perché se la coppia Nzonzi-De Rossi statisticamente dal via sa solo vincere (en plein 5 su 5 con Frosinone, due volte, Empoli, Lazio e Cska Mosca più i 38 minuti di Napoli, prima del ko di Daniele), la percezione che regala è quella di una mediana statica, compassata e passiva.
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De Rossi-Nzonzi, la coppia non piace ma vince sempre
Si ritorna al quesito estivo quando ci si domandava se l’ex Siviglia dovesse affiancare Daniele oppure giocarci vicino
Si ritorna al quesito estivo quando ci si domandava se l’ex Siviglia dovesse affiancare Daniele oppure giocarci vicino. All’epoca il canovaccio tattico era il 4-3-3, senza deroghe. Il paradosso vuole che nemmeno con l’apertura al 4-2-3-1, i due sembrano una coppia. Non è una questione di corsa: Nzonzi percorre di media 11,274 km: primo nella rosa. Nemmeno di palleggio, anche se nessuno dei 2 è un metronomo alla Pizarro. Figuriamoci se può esserlo d’esperienza.
Semplicemente si tratta di dinamicità: se il 4-3-3 vede uno tra De Rossi e Nzonzi in regia, le due mezzali diventano propositive, portate a fare più il passo in avanti che indietro, più inclini agli inserimenti. Questione di caratteristiche.
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