Questa sera a Reggio Emilia Alberto De Rossi allenerà per l'ultima volta la sua Roma Primavera. Una storia d'amore durata 19 anni che potrebbe culminare con lo scudetto in caso di vittoria nella finalissima contro l'Inter di Chivu. Regalo unico e speciale per un tecnico rimasto fedele a uno dei migliori settori giovanili italiani che ha sfornato talenti su talenti, inizia Gianluca Lengua sul Messaggero. Sarebbe il quarto titolo vinto che si andrebbe ad aggiungere a due Coppa Italia e due Supercoppe.
Il Messaggero
De Rossi, l’ultima impresa
In 29 anni ha lanciato più di 50 giocatori in A e stasera vuole chiudere con lo scudetto
I trofei, però, non sono mai stati il suo pallino perché sin dal 1993, quando per la prima volta mette piede a Trigoria, Alberto ha come obiettivo finale quello di formare i giovani. La chiamata di Bruno Conti arriva nel luglio di 29 anni fa poco prima del compleanno del figlio Daniele, Alberto accetta e firma il contratto con Agnolin ma nessuno all'epoca avrebbe potuto pensare che Trigoria sarebbe diventata la sua seconda casa. Ha cominciato dai "Pulcini" classe 1984 in cui giocavano Aquilani, Corvia, Ferronetti e altri ragazzi che si sono poi imposti nel calcio che conta. Ha tenuto lo stesso gruppo per quattro anni fino ad arrivare allo scudetto con i Giovanissimi Nazionali a Catania.
Nel 2003, dopo aver allenato tutte le categorie giovanili, approda in Primavera dove tra le sue mani passano i calciatori del futuro: da Cerci a Calafiori passando per Corvia, Curci, D'Alessandro, Caprari, Florenzi, Romagnoli, Lorenzo e Luca Pellegrini, Verde, Tumminello fino ad arrivare a Zalewski, l'ultimo che si è imposto in Serie A. Ed è sempre grazie ad Alberto che Felix, Tripi, Volpato e Bove hanno trovato spazio nelle ultime due stagioni e conquistato la fiducia di un allenatore plurivincente come Mourinho. Dal 2003 sono stati oltre 50 i calciatori della Primavera della Roma lanciati in prima squadra da De Rossi e che hanno disputato almeno una partita ufficiale.
Risultati unici nel calcio giovanile ottenuti grazie alla costanza e alla scelta sia professionale sia personale non cambiare mai categoria per
19 anni: "Preferisco formare i giovani e dare loro tutti gli strumenti necessari per fare il salto. Non solo dal punto di vista calcistico, ma anche umano". Le occasioni per salutare ci sono state, dai club di Serie B che lo avrebbero ingaggiato senza pensarci un istante fino ad arrivare alla Roma stessa che un paio di volte lo ha chiamato ad allenare la prima squadra. Lui, però, ha sempre rifiutato per non creare problemi al figlio Daniele.
Un uomo discreto, sereno anche nelle situazioni più spinose. Ha insegnato educazione, rispetto e senso di appartenenza per la Roma tra-
mandando la storia e l'importanza del club anche a chi non si era reso conto di dove fosse capitato. Oggi Alberto chiuderà uno dei capitoli più importanti della sua vita professionale con circa 550 partite all'attivo e lo farà con una finale: lasciare la Roma con lo scudetto cucito sulla maglia sarebbe solo la ciliegina sulla torta di uno straordinario lavoro. In pole per prendere il suo posto c'è Federico Guidi, ex allenatore della Fiorentina Primavera e del Teramo. Tra i nomi in lizza anche quello di Alberto Aquilani che alla Roma non riuscirebbe a dire di no, anche se le sue ambizioni sono di approdare nel calcio professionistico.
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