Prima ci toglieremo dalla testa l'Atalanta di Gasperini, meglio sarà per tutti. Perché questa nuova Roma, prima in classifica, capace di rimontare per la prima volta in stagione e vincere anche a Firenze 2-1, è un'altra cosa, scrive Stefano Carina su Il Messaggero. E visti i risultati, non è detto che non debba piacere. Il primo a capirlo, è stato proprio il tecnico. Ricordate quando disse "Devo uscire dalla mia zona di comfort?". Ecco, lui lo ha fatto. Con grande umiltà, capendo che il calcio che ha in testa e lo ha contraddistinto a Bergamo per 9 anni, oggi alla Roma non è replicabile per mancanza di interpreti. E allora, dopo un mercato che non lo ha soddisfatto a pieno, cosa sta facendo? Semplice: ha preso il meglio della passata stagione, firmata Ranieri, e sta cercando di modellarlo su questa rosa, non derogando da alcuni principi cardine. Meglio allora puntare sul cinismo e sulla personalità di questo gruppo, sulla capacità di sfruttare le palle da fermo, sulla qualità di Soulé e sulla solidità di un reparto, quello difensivo, che anche quando incontra una giornata così e così di Svilar e Ndicka, riesce a resistere e proteggere il vantaggio grazie ad una prova super di Celik e Mancini.

Il Messaggero
Cuore e testa. Roma da sogno
La Fiorentina è una squadra in crisi d'identità ma ha un calciatore, Kean, che fa reparto da solo e farebbe le fortune di chiunque. Figuriamoci della Roma. Dispiace sottolinearlo anche in una gara dove Dovbyk regala l'assist di tacco a Soulé per I'1-1 in un'azione fotocopia a quella di Pisa. La prova di Artem però, nonostante l'impegno, è abbastanza incolore, incapace di far salire la squadra e con il grosso neo di aver sbagliato la palla del 3-1, andando con il piede destro a mezzo metro dalla linea di porta quando normalmente fatica ad utilizzarlo anche per scendere dal letto. Perché questa Roma conferma di crederci, di voler giocarsi le proprie carte. E anche quando nella ripresa Pioli prova a cambiare lo spartito, inserendo prima Piccoli e poi Dzeko, la Roma tiene botta, rischiando soltanto sulla traversa dell'ex cagliaritano (tiro agevolato dal vento che ne allunga la traiettoria) e sul clamoroso errore di Gosens, ex pupillo proprio di Gasp. Che nel frattempo ha cambiato volto alla squadra, con il rientro di Dybala e l'inserimento di Pellegrini. Squadra leggerina che sì tiene il pallone ma poi, quando deve essere incisiva e chiudere il match, produce poco. La parata di De Gea su Paulo arriva a partita pressoché conclusa. Quindici punti sui 18 disponibili, terzo successo consecutivo in trasferta (soltanto in altre tre occasioni nella loro storia i giallorossi erano partiti così forti fuori casa), primato in classifica alla sesta giornata (non accadeva dai tempi di Garcia) e nell'anno solare predominio incontrastato con +11 sull'Inter, prossima avversaria all'Olimpico dopo la sosta. Ok, non sarà l'Atalanta di Gasp (e difficilmente lo diventerà) ma ci si può accontentare.
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