rassegna stampa

Cristiano Sandri: “Dieci anni senza Gabriele, chi lo uccise non si è scusato”

Il fratello di Gabriele: "Ciò che mi ha colpito di più è stata la mancanza di rimorso. Non so se in questi anni abbia avuto una coscienza"

Redazione

Sono passati 10 anni. Che ricordi ha di quell'11 novembre?

"Innanzi tutto vorrei precisare una cosa. Evitiamo strumentalizzazioni. Le tifoserie, gli adesivi di Anna Frank, gli scontri, non c'entrano nulla. Comunque ricordo tutto, perfettamente".

Parliamo di Gabbo.

"Ancora ricordo il giorno in cui è entrato in casa con mamma e papà, tornati dall'ospedale. Lo guardavo per ore. È stata la persona che ho amato di più nella mia vita, insieme ai figli. I miei si separarono quando aveva 1 anno, per cui - avendo 8 anni di differenza - è stato un cucciolo che ho cresciuto. Mai avuto gelosie, è stato il mio punto di riferimento, come lo ero io per lui. Non c'è giorno, dal 12 novembre 2007, che non lo pensi: il tempo ti aiuta solo a convivere con il dolore".

Chi vi è stato più vicino in questi anni?

"So che sarà difficile credermi, ma proprio le amicizie nate allo stadio, salvo rare eccezioni. Non ci hanno mai lasciati soli".

Torniamo alle strumentalizzazioni, visto che si parla di amicizie da stadio.

«Se dobbiamo fare un discorso intellettualmente onesto, il problema nasce dalle prime notizie uscite dopo la sua morte. Addirittura si parlò di una sparatoria tra tifosi. Ma basta ascoltare la telefonata tra il 118 e la sala operativa della polizia, per capire che è stato tutto fuorviante. Sfido chiunque a dire che ogni manifestazione che è stata fatta per Gabbo negli anni dopo, sia stata violenta. Sempre nel segno della civiltà. Ringrazio ogni persona che non ha macchiato la memoria di mio fratello».

Spaccarotella, l'agente che ha sparato, si è mai scusato con voi?

"La cosa che mi ha colpito di più è stata la mancanza di qualsiasi rimorso. Non so se in questi anni abbia avuto una coscienza. O abbia avuto modo di capire il danno che ha causato. So che non voleva colpire Gabriele, ma ha sparato verso l'auto. Oltre ad aver tolto la vita a un ragazzo di 26 anni, ha tolto la serenità a una bella famiglia. Non ho mai avuto modo di sentirlo. Si è spesso parlato di una fantomatica lettera da lui spedita, che si sarebbe persa. Ma a noi non è mai arrivato nulla. E comunque spedirne un'altra sarebbe stato semplice".

(L. Galvani)