Forzaroma.info
I migliori video scelti dal nostro canale

Il Messaggero

Cristante: “Io leader anti-divo. Mourinho è unico”

Cristante: “Io leader anti-divo. Mourinho è unico” - immagine 1
Il centrocampista: "Vogliamo andare avanti nelle coppe e guadagnarci la Champions”
Redazione

“Essere leader della Roma lo trovo normale, è una questione di età, di esperienza. Oggi posso prendermi responsabilità diverse, conosco meglio Roma, sento il bisogno di aiutare i più giovani, trasmettere una certa mentalità che è stata trasmessa a me” dice Bryan Cristante intervistato da Alessandro Angeloni su Il Messaggero.

Leader parlante o silenzioso? “Parlo, eccome. Mi faccio sentire, sono un rompiscatole in campo. Mi trasformo quando gioco”.

De Rossi disse: “Servono undici Cristante”. Ci ripensa ogni tanto? “Si, certo. Mi ha onorato, reso orgoglioso di giocare con lui e in questa piazza, che ha rappresentato al cento per cento. È stato l’emblema della passione, capace di trasmettere a noi giovani la passione per la maglia. Dire quelle parole il giorno del suo addio alla Roma ha avuto un peso. E lo ringrazierò sempre”.

Si è mai sentito sottovalutato? “Ci sono due aspetti da considerare. All’esterno forse è così, mi sottovalutano; dentro gli spogliatoi e nel calcio mi sono sempre sentito trattato come meritavo”.

L’approccio in una grande città come Roma? “Ci sono pressioni diverse, all’inizio è stato difficile, poi è arrivato tutto quello che mi aspettavo: io metto sempre il massimo, diventa più semplice ritrovarsi. Oggi mi sono un po’ innamorato di questa città, per le sue bellezze, per la passione della gente verso la Roma».

Cosa ha di speciale giocare con la maglia giallorossa? “C’è un’atmosfera particolare, come vivere ventiquattro ore al giorno di calcio. Questo lo senti, più passa il tempo e più è così anche per un calciatore. Poi, cerco sempre di staccare quando sono a casa: ho la mia famiglia, gli amici, i miei cani”.

Cosa ha Mourinho di speciale? “Sa tutto prima degli altri. Ha la visione giusta delle situazioni, sa cosa fare e come comportarsi sempre. È un grande”.

Tra dieci anni come si vede? “Non ci ho ancora pensato. Di sicuro vorrei avere qualche trofeo in più in tasca”.

Il suo ruolo, dopo averne ricoperti tanti, qual è? “Nei due di centrocampo, il play. Fare il trequartista è stata una cosa estemporanea, anche divertente, ma è un ruolo che non sento totalmente mio”.

La Roma con Mou atto terzo riparte dalla rabbia di Budapest? “Sì. Vogliamo andare avanti nelle coppe e guadagnarci la Champions”.

L’ultimo campionato non è andato bene, colpa solo degli arbitri? “No, penso che le ragioni siano anche altre. Ad aprile eravamo terzi e in lotta per ogni competizione, ma gli infortuni arrivati tutti insieme ci hanno creato problemi. Io facevo il difensore, i ragazzi della Primavera erano titolari, avevamo un solo attaccante. Non è stato facile”.

Per lo scudetto anche voi? “È difficile. A gennaio sapremo qualcosa di più. Sperare non costa. Dobbiamo tornare a giocare la Champions. Vorrei tanto vincerne una”.

Più del Mondiale? “Mah, non saprei. Vincere la Champions con il tuo club forse dà qualcosa in più. Ma al Mondiale bisogna andare, stavolta non possiamo fallire, non ci sono scuse”.

Un aggettivo per i tre nuovi romanisti. “Aouar tecnico. Kristensen potente. Ndicka grande forza e un bel sinistro”.

Dybala è uno che sposta? “È un fuoriclasse. Quando sta bene, ci fa la differenza”.

Quanto starà alla Roma? “Finché mi tengono. Clima e città fantastici. Ora dobbiamo solo ricaricarci e provare a vincere qualcosa. Con la Champions come obiettivo primario”.