rassegna stampa

C’erano una volta il giallo ocra e il rosso pompeiano

La sconfitta di ieri del Franchi non è l'unica delusione per i tifosi giallorossi, che non possono neanche più ammirare i loro colori preferiti sulla maglia che tanto amano

Redazione

La maglia. Per questa si tifa, si gioca, va onorata e rispettata, perché la maglia è il simbolo sacro di una squadra. O forse lo era. Il mondo del calcio, tra legge del marketing e milioni sperperati, hanno stravolto il concetto base di simbolo, ormai più profano che sacro. C'erano una volta, per la Roma, il giallo e il rosso. Ora, invece, ci sono la prima, la seconda e la terza maglia. Bisogna accontentare lo sponsor tecnico, che deve rientrare dei soldi spesi. Vedere ieri la partita dei giallorossi, per molti, è stato uno choc. Sui social si è avuta la conferma e le prese in giro non sono mancate: si è passati dalla Fanta all'Aperol con una disinvoltura preoccupante. E pensare che l'Inter in Europa League ha giocato in formato Sprite. Al peggio non c'è mai fine. Avere lo stesso sponsor del club milanese non consola nessuno; una multinazionale che ama le tinte pittoresche, ama stupire. E quei colori amati dai tifosi? Quel giallo ocra e quel rosso pompeiano? Ormai sono un miraggio, solo un lontano ricordo.

Una ragione, in fondo, potrebbe anche essere data: l'importante è che sotto la maglia di chi gioca ci sia un cuore da tifoso. La Roma che ieri ha giocato al Franchi è apparsa effervescente, un po' Spritz, ma poco cattiva, poco precisa. Il palo di Nainggolan ha innescato il gol della Fiorentina, coadiuvato anche dalla posizione in offside di Kalinic e dall'arbitro Rizzoli. In parole povere: sconfitta. I giallorossi falliscono l'opportunità di salire sul gradino più alto della classifica dopo il ko della Juventus. Il gruppo di Luciano Spalletti resta a quota 7, agganciato in classifica dall'Inter, forse per una questione di maglia.

Mimmo Ferretti